«Sono una vittima Manna? Non so chi sia»

Il Governatore si trasforma in accusatore e rilancia la sfida della trasparenza Poi fa sapere di avere già chiesto di essere ascoltato dai magistrati

NAPOLI. Il giorno dopo l’indagato eccellente indossa la veste dell’accusatore. L’abito, è quello del giorno prima, almeno il colore. Giacca blu e camicia bianca. «Ma nessuna scaramanzia» dice un suo collaboratore. Vincenzo De Luca è arrivato a Santa Lucia alle 10, un’ora prima della conferenza annunciata dopo l’esplosione dell’inchiesta che lo vede indagato. Il tempo di limare il canovaccio da servire alla stampa. Ma parabole e citazioni spesso non le confeziona: sono a braccio. «Manna, questa parola mi ricorda solo quella che cadeva dal cielo nella Bibbia». Armato di citazioni lo “sceriffo” è passato al contrattacco davanti alla marea di giornalisti e cineoperatori schierati di fronte e uomini del suo staff ai lati della sala. «Non so chi sia, che faccia, dove viva» dice con riferimento all’avvocato Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio, al centro dell’inchiesta di Roma. Indagine su cui “per ragioni di evidente opportunità” dice poco altro. »Non sono a conoscenza di nulla, di nulla di nulla» tuona tre volte. «Io sono parte lesa, io e l’istituzione che rappresento combatteremo in maniera ferma nei confronti di chiunque oserà nei prossimi giorni gettare ombre sulla correttezza e sulla trasparenza dei nostri comportamenti. Noi siamo parte lesa e ci rivarremo nei confronti di chiunque offenderà la dignità delle istituzioni e delle nostre persone».

Corruzione per induzione? Il governatore non ci sta, il tono è quello sarcastico, passato alla storia recente della politica e dell’umorismo. «Nessuno, in nessuna sede pubblica o privata, mi ha mai fatto cenno a questa persona, io considero i controlli di legalità nel nostro Paese un bene per le persone oneste, una funzione essenziale in un Paese democratico. È un vantaggio non un fastidio. Sostengo pienamente l’azione della magistratura. Vada avanti con estremo rigore in tempi rapidi, i cittadini italiani hanno il diritto di sentirsi rappresentati da persone perbene, io sono parte lesa in questa vicenda, io e l’istituzione che rappresento».

E ancora. «Da Napoli lanciamo la sfida della trasparenza, del rigore amministrativo. Noi e il partito in cui milito siamo protagonisti di questa sfida e non arretreremo di un passo». Un passo indietro però l’ex sindaco lo fa, rimanda al 29 ottobre scorso. È la data in cui il suo avvocato avanza la richiesta all’autorità giudiziaria di essere ascoltato. Per molti la prova che da molti giorni il governatore sapeva dell’indagine che lo coinvolge, esibita da De Luca come il timbro della sua innocenza. Il documento è pubblicato sul sito istituzionale della Regione e comunicato alle 14 e 58. «A integrazione delle dichiarazioni di questa mattina - si legge nella nota – il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha pubblicato sul sito istituzionale della Regione Campania la richiesta, datata 29 ottobre 2015, di essere ascoltato dalla competente autorità giudiziaria. Tanto a conferma della riservatezza osservata rispetto all’indagine in corso, per la quale si ribadisce la completa estraneità».

La procura indaga, per il governatore la stampa sbraca. Tra la ressa di giornalisti, è convinto si annidi più di qualche nemico. E così denuncia il «massacro mediatico delle persone e delle istituzioni». Poi rincara la dose, a destinatari trattati come fumetti, «qualche organo di stampa con le pagine colorate come Topolino, che dovrebbe chiudere se io non gli dessi tanto lavoro». E ancora. «Questo sta diventando un segno di barbarie nel nostro Paese e di oltraggio permanente allo Stato di diritto e alla Costituzione Italiana, ma questo è un altro discorso. Ma questo è un grande tema da dover trattare: il rapporto fra diritto della persona, sistema giudiziario e sistema dell’informazione del nostro Paese».

Rispetto per la magistratura dunque, veleno e ironia per la carta stampata, almeno una parte. «Sentivo l’acuta nostalgia di ritrovarvi per qualche minuto di meditazione mattutina” aveva esordito. «Credo di aver dato ai giornalisti italiani più lavoro di Murdoch mi aspetto di essere nominato cavaliere del lavoro» ha poi concluso. Cita un illustre filosofo dell’antica Grecia. «Sto facendo training autogeno, mi sto controllando, Eraclito ricorda che il carattere è il demone dell’uomo e quindi bisogna mantenersi». L’approvazione della legge sul ciclo delle acque prevista lunedì è l’ultimo assist. «Sarete testimoni di un passaggio storico, verrà cancellato un altro luogo comune di Napoli e cioè che l’acqua è poca e la papera non galleggia. Da martedì galleggeranno tutte le papere e anche qualche somaro». Finita la conferenza, è rimasto chiuso nella sua stanza con i più stretti collaboratori, fino alle 15. Poi ha fatto perdere le tracce. Nel tardo pomeriggio si fa sentire solo il suo legale, Paolo Carbone. Lui, il governatore, coltiva la prossima mossa nel riserbo. E nella speranza di una convocazione in procura. Al suo entourage conferma che la sua la sua rivoluzione va avanti anche se ieri si è un po’ distratta.

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