Soldi per vestire una defunta Non fu un reato

Assolto “perché il fatto non sussiste” il dipendente dell’obitorio che era finito sotto processo, con l’accusa di corruzione, per i venti euro ricevuti in cambio della vestizione di un defunto. Quell’...

Assolto “perché il fatto non sussiste” il dipendente dell’obitorio che era finito sotto processo, con l’accusa di corruzione, per i venti euro ricevuti in cambio della vestizione di un defunto. Quell’accusa era costata ad A.P. un provvedimento di trasferimento ad altro settore, ma ieri il Tribunale lo ha assolto accogliendo le tesi del difensore Genserico Miniaci e la richiesta dello stesso pubblico ministero, secondo il quale non potevano ravvisarsi estremi di reato. La vicenda risale al 2012: una paziente del “Ruggi” morì in reparto e la salma fu portata nella sala mortuaria dell’ospedale. Quando i familiari portarono gli abiti con cui volevano che fosse collocata nella bara, il personale dell’agenzia funebre non era ancora arrivato e fu A.P. a preoccuparsi della vestizione. Un onere che non compete ai dipendenti ospedalieri ma a cui si assolve per prassi e per il quale i familiari del deceduto sono soliti ringraziare con una mancia. È quello che secondo i giudici è accaduto anche in quell’occasione, sebbene la sorella della signora morta abbia presentato denuncia accusando il dipendente ospedaliero di non essersi accontentato dei dieci euro chili aveva offerto e averne chiesto il doppio. Troppo poco, hanno stabilito i giudici, per sostanziare un’accusa di corruzione.