il processo

«Soldi per scontare i miei peccati»

L'ex socio di monsignor Scarano, Giovanni Fiorillo, in udienza ha accusato il prelato di avergli chiesto denaro dopo una confessione

“Tre avemaria e due gloriapadre”. Bei tempi quando i peccati confessati potevano essere espiati con le preghiere e dal confessionale al quale ci si era inginocchiati timorosi, ci si alzava un po’ più leggeri, con uno sguardo misto di sollievo e riconoscenza per l’entità misteriosa dietro la tendina che quelle orazioni ci aveva assegnato. Secondo la testimonianza resa ieri in tribunale da Giovanni Fiorillo, nel corso dell’udienza del processo a monsignor Scarano e ad altri 49 imputati per riciclaggio, il prelato, al termine di una confessione peraltro rilasciata in auto, gli chiese soldi per fare penitenza. «Gli diedi quasi 400 euro, quello che avevo con me», ha detto in aula l’ex socio in affari del monsignore e di suo cugino Domenico Scarano nella società Prima Luce. «Ci stavamo recando ad Avellino – ha precisato Fiorillo - e chiesi a monsignor Scarano di confessarmi. Quando finimmo, lui mi disse che l’unico modo per fare penitenza era dare soldi che poi lui avrebbe dati ai bisognosi». La testimonianza di Fiorillo è stata accompagnata dalla lettura del verbale di interrogatorio fatta dal pm Elena Guarino. La posizione di Fiorillo, indagato per furto di alcune tele nell’abitazione di Scarano, è stata di recente archiviata. Nel corso della deposizione, comunque, tanti anche gli elementi emersi sulla personalità di Scarano che, stando a quanto dichiarato dall’imprenditore, «usava il divino per intimorirmi». Fiorillo ha anche riferito altri episodi: «Quando morì mio padre, Scarano mi propose di far celebrare le messe gregoriane e mi chiese 2 milioni di lire. Invece in un’altra occasione mi disse che avevo influssi maligni in casa ed era necessario esorcizzarla. Benedì l’intera abitazione e alla fine mi chiese cento euro per una donazione». Ma l’ex socio del monsignore si è soffermato in modo particolare sull’attività immobiliare del prelato: «Con la società costituita con il nipote provvedemmo alla ristrutturazione della casa al Duomo. Successivamente mi disse che aveva interesse di fare investimenti immobiliari. In una prima occasione acquistammo un rudere a Pontecagnano, poi con la costituzione della società Prima Luce, della quale faceva parte Scarano, chiudemmo un’operazione simile a Capaccio. Qui monsignore voleva ricava tre appartamenti. Mi opposi e lui dimostrò di non gradire il mio comportamento. Successivamente voleva acquistare un appartamento di duecento metri quadri al Duomo ,attiguo al suo, dal procuratore capo della Procura di Nola dottore Izzo. Il costo dell’operazione era di un milione e duecentomila euro ma l’operazione non si fece per la modalità di pagamento proposta da Scarano che voleva versare 700mila euro in contanti». Poi la conclusione della testimonianza con la storia dell’estinzione di un mutuo della società che, secondo Fiorillo, avrebbe portato alla rottura definitiva tra lui e Scarano. «Non era possibile restituire l’importo e fu trovata l’intesa per una transazione con accordo sottoscritto da un notaio. Alla fine, però, l’operazione non andò in porto per la messa in mora da parte di Scarano, nonostante la trattativa in corso. E in una circostanza monsignor Scarano, per intimorirmi, mi disse: chi fa male ai preti lo sconta davanti a Dio». All’udienza di ieri dinanzi ai giudici della seconda sezione penale (presidente Ubaldo Perrotta, a latere Mariano Sorrentino ed Erica Cioffi) non era presente monsignor Scarano. «Monsignor Scarano – ha spiegato il suo legale, l'avvocato Silverio Sica - sarà presente in aula solo quando assolutamente indispensabile al fine di fornire la sua versione dei fatti. In questa circostanza abbiamo iniziato a ricostruire, attraverso il maggiore dei carabinieri Iervolino, la vicenda dai suoi esordi, e cioè dal furto che monsignor Scarano ha subìto nella sua abitazione». Il 18 febbraio si terrà una udienza straordinaria per ascoltare i due sottufficiali di Polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini, ovvero il maresciallo Acconcia e il maresciallo Sabatella.