Sofia, donatori di sangue mobilitati 

L’intervento dei medici metelliani decisivo per stabilizzare la frattura della 43enne

«Grazie a quanti si stanno prodigando per il bene di Sofia, ma per lei l’incubo ancora non è finito. Ha bisogno continuo di trasfusioni».
È il messaggio, accorato, lanciato da amici e parenti di Sofia Sgangarella, la quarantatreenne cavese vittima, la scorsa settimana, di un rovinoso incidente mentre era a bordo di una moto insieme al suo compagno.
La donna, attualmente ricoverata presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale “San Giovanni Bosco” di Napoli, è una paziente emofiliaca e necessita di continue trasfusioni. Situazione, questa, che ha mobilitato i cittadini cavesi - grazie anche al veloce passaparola che si è alimentato sui social network – a raggiungere il nosocomio partenopeo e donare il proprio sangue. In molti, infatti, stanno affollando la sala d’attesa del “San Giovanni Bosco”, organizzando automobili e pullman per agevolare il viaggio di andata e ritorno verso Napoli.
Nel frattempo è necessario fare alcune precisazioni riguardo agli interventi di primo soccorso che sono stati prestati, con grande scrupolo e professionalità, dal personale sanitario dell’Ospedale “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” di Cava, dove la quarantatrenne è stata trasportata subito dopo l’incidente. Innanzitutto, in sala operatora non è stato effettuato alcun intervento chirurgico, ma soltanto una stabilizzare della frattura, grazie ad un intervento di fissazione esterna operato con grande perizia e, peraltro, in tempi molto rapidi.
L’ospedale di Cava è stato in strettissimo contatto con i due soli presidi specializzati e con la disponibilità dei fattori di coagulazione, che sono gli ospedali “San Luca” di Vallo della Lucania e “San Giovanni Bosco” di Napoli . A rispondere è stato proprio il presidio partenopeo, dove Sofia Sgranella, una volta scongiurato grazie al tempestivo intervento dei medici dell’Ospedale “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” ogni pericolo per la sua vita, è stata trasportata per le ulteriori, urgenti cure.
Nei prossimi giorni sono previste ulteriori trasfusioni per Sofia. All’appello si sono aggiunti, oltre alla Croce Rossa cavese (che ha messo a disposizione un pullmino), anche Mani Amiche e padre Luigi Petrone del convento di S. Francesco. Tuttavia questa gara può avere un senso soltanto grazie al primo intervento dei sanitari di Cava che hanno salvato la vita a Sofia.
(g. f.)