OPERAZIONE SARASTRA

"Sistema Scafati", testimoni minacciati: la Procura chiede il confronto 

Il pm ritiene necessario l’incidente probatorio e ribadisce la accuse al gruppo di Aliberti

SCAFATI - L’operazione “Sarastra” è sbarcata nell’aula bunker del carcere di Salerno. L’udienza preliminare tenutasi ieri sul presunto sistema tra politica e camorra a Scafati si è caratterizzata per una breve requisitoria del pm Montemurro, titolare dell’inchiesta Antimafia nata per appurare il possibile voto di scambio politico-mafioso nella città dell’Agro: «I politici hanno stretto un patto con la camorra, inquinando il tessuto e il voto democratico a Scafati», ha spiegato il magistrato nella requisitoria scritta a quattro mani con il collega Luca Masini.
«La coppia Aliberti-Paolino ha usato i clan per i voti facendo leva su esponenti comunali e il Municipio di Scafati è a diventato un Ente che non voleva adeguarsi alla legalità. I due politici hanno trasformato il concetto di diritto in favore per gli scafatesi». L’udienza di ieri è durata 6 ore davanti al gup Emiliana Ascoli. L’ex sindaco, tornato da Roccaraso senza scorta, si è seduto accanto ai suoi avvocati presenti in aula, Silverio Sica e Agostino De Caro. In giacca e cravatta, provato ma lucido, ha avuto il permesso di poter salutare moglie e fratello dal giudice Ascoli. Montemurro l’ha chiamato in causa più volte, soprattutto quando ha parlato di testimoni «pressati, intimiditi e minacciati per le loro dichiarazioni contro gli indagati». Ecco perché ha chiesto al giudice un incidente probatorio per sette persone: gli imprenditori Nello e Fabio Longobardi, la giornalista Valeria Cozzolino (i tre si sono anche costituiti parte civile insieme ai commissari straordinari del Comune di Scafati), il commercialista Filippo Sansone, l’ex politico Lello Lupo, il già presidente del consiglio comunale, Pasquale Coppola, e l’ex assessore Diego Chirico.
Domenico Gramazio
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