«Sindaca, sei donna e non hai attributi» 

Bufera su Motta che in Consiglio attacca la sindaca. Francese: «Maschilismo unico». L’assessora Vecchio: «Volgare sessismo»

Uomini e donne: lo scontro è tutto qui. Non è un reality show, ma l’ennesima lite furibonda che infiamma l’agone politico cittadino. Questione di attributi: letteralmente. Per stare ai tavoli importanti «ci vogliono cose che una donna, per un fatto fisico e di natura, non ha…»: il leader dell’opposizione, Gerardo Motta, si rivolge così alla sindaca Cecilia Francese. E piovono accuse di misoginia.
Il casus belli. Di lunedì sera si riunisce il Consiglio comunale. Sul tavolo c’è un documento: è un programma 2.0 con il quale la maggioranza che gfuida Battipaglia, falcidiata, cerca di riprendere i pezzi persi per strada. E in parte ci riesce, perché i consiglieri Roberto Cappuccio e Antonio Sagarese, che erano passati all’opposizione, tornano sui propri passi votando favorevolmente. Per la minoranza, quel documento è una «pagliacciata» di un’amministrazione che «non conta nulla». Per Motta mancano gli attributi: «Una donna, per fisica e natura, non li ha, ma non te ne faccio un torto», dice alla Francese, che brontola. L’assessore Stefania Vecchio urla al sessismo: «Verrò a lezione da lei - ribatte Motta - ma poi le ricorderò tutti gli apprezzamenti che sono stati fatti su di me e sulla mia famiglia».
La reazione. Dopo due ore e mezza, la Francese afferra il microfono: «Ho sentito solo offese personali». La sindaca, infuriata, alza la voce: «È l’affermazione di un maschilismo unico, perché le capacità di una persona si vedono dalla qualità e non dagli attributi maschili». Per la prima cittadina «è assurdo ascoltare questi discorsi nel 2018». A chi le aveva chiesto di ridiscutere il documento con l’intero Consiglio, la sindaca domanda: «Come fai a lavorare con una persona che non stimi e che, non appena è stata eletta, hai invitato ad andare a casa?». Motta precisa: «Mi riferivo agli attributi politici, perché la sindaca non conta nulla da nessuna parte; non offenderei mai le donne».
Il giorno dopo. Il giorno dopo, la Vecchio dirama una nota. Ripensa alla sera prima e alla «volgare rappresentazione di sessismo» e si dice «indignata come donna, come professionista e come assessore alle pari opportunità». Le parole dell’imprenditore, per la Vecchio, sono «un doppio salto carpiato all’indietro, nel buio del più becero maschilismo, nel burrone delle discriminazioni». Per Motta, invece, «è becero il populismo al quale fanno ricorso per distrarre la gente dalle inadempienze; non volevo offendere nessuno, ma chiarire che c’è bisogno di maggiore energia, maschile o femminile purché ci sia, per far rispettare la città». E sfida la Vecchio: «Ci sono signore che puliscono il Comune per 100 euro al mese; anziché fare comunicati, l’assessore alle pari opportunità potrebbe devolvere gli emolumenti a queste donne mortificate da lei e da chi, al suo pari, non riesce a risolvere il problema».
Carmine Landi
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