Sigilli all’intero patrimonio di Scarano

Sequestrati altri due appartamenti, le automobili e una società immobiliare. Il valore dei beni supera i 6 milioni di euro

Da ieri tutto il patrimonio di monsignor Nunzio Scarano è sotto sequestro. Non solo immobili e somme di denaro ritenute provento di riciclaggio (e già sequestrati il 21 gennaio) ma tutti i beni che il religioso ha accumulato in questi anni e di cui La Guardia di Finanza ha rilevato l’enorme sproporzione con il reddito dichiarato. I conti sono presto fatti: tra diaria di sacerdote e stipendi per il lavoro di contabile all’ente vaticano Apsa, Scarano ha dichiarato un reddito annuo che si aggira sui 30mila euro, troppo pochi per giustificare un patrimonio valutato in almeno 6 milioni e mezzo di euro. Una stima, sottolineano gli inquirenti, fatta persino al ribasso. Così ieri i finanzieri del nucleo tributario, agli ordini del tenente colonnello Antonello Mancazzo, hanno messo i sigilli a un altro appartamento di otto vani al civico 5 di via Romualdo II Guarna, a una porzione della casa di cinque stanze in largo Santoro Faiella (escludendo solo la parte ricevuta in eredità), al 99 per cento della società immobiliare Nuen (il restante 1 per cento è intestato al nipote Enrico Vallese) e a due automobili: una Mercedes classe 180 e un monovolume Volkswagen Caddy, quest’ultima ritrovata a Monterotondo, in Puglia. Un nuovo titolo di sequestro è stato emesso anche per i cespiti già finiti sotto chiave a gennaio: la residenza di 700 metri quadri e 17 vani a via Guarna (nello stesso stabile, con affaccio sul Duomo, dove ieri è stato eseguito il nuovo provvedimento), un’abitazione al civico 20 di via Tanagro a Mariconda, un box per auto in via Porta Rotese 12 e i soldi, cioè 177.464 euro trovati sul suo conto corrente alla Unicredit di via della Conciliazione a Roma, i 761mila rinvenuti sul conto intestato, nella stessa filiale, alla società Nuen e i 2 milioni e 232mila euro che monsignore aveva in giacenza a suo nome allo Ior, divisi in dieci sottoconti con depositi anche in sterline e dollari.

«Nunzio Scarano osserva un elevatissimo tenore di vita – scrive il giudice delle indagini preliminari Dolores Zarone – evidentemente sproporzionato al tenore formale delle sue entrature economiche». Una disponibilità finanziaria che gli inquirenti definiscono «incompatibile con lo status di sacerdote». Per questo l’intero patrimonio è sottoposto da ieri a sequestro preventivo, affidato a un custode giudiziario perché l’indagato non possa disfarsene nelle more di un procedimento penale che, in caso di condanna, comporterà di per sé la confisca dei beni, con definitiva sottrazione e consegna allo Stato. Per il reato di riciclaggio è infatti prevista la confisca non solo di proventi e strumenti dell’illecito ma anche «dei beni o delle altre utilità di cui il condannato non può giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo, in valore sproporzionato al proprio reddito».

Nel mirino ci sono anche le decine di quadri, vasi e mobili antichi che il prelato conserva nei lussuosi appartamenti di via Guarna. Un nucleo specializzato della Guardia di Finanza, arrivato da Roma, sta eseguendo le perizie per verificare se beni come il quadro di Chagall, la tela caravaggesca, le serigrafie di Van Gogh e il crocifisso del Bernini siano autentiche, e da dove provengano. Il sacerdote parla di donazioni, regali di persone facoltose che volevano ringraziarlo per le «opere di bene», ma una prima smentita è arrivata da Cristina D’Amico (della famiglia di armatori salernitani di cui, secondo la Procura, Scarano avrebbe riciclato il denaro evaso al fisco) che al sostituto procuratore Elena Guarino ha spiegato di avere scritto su dettatura del monsignore la lettera in cui attribuiva alla sua famiglia regali in realtà mai fatti. Le indagini sono in corso, e il 19 il Tribunale del Riesame discuterà l’appello della Procura, che per Scarano e don Noli chiede la custodia in carcere.

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