Sigilli ai Bagni Savoia Toriello chiederà il dissequestro del lido

L’avvocato dell’imprenditore annuncia il ricorso immediato che riguarderà tutti i beni bloccati dalla guardia di finanza

PONTECAGNANO. Chiederà subito il dissequestro dello stabilimento balneare “Bagni Savoia” e degli altri beni riconducibili a Luciano Toriello, il cinquantaquattrenne di Pontecagnano raggiunto da un provvedimento di sequestro di beni eseguito l’altro giorno dalla Guardia di finanza. A dirlo è l’avvocato Paolo Carbone che ha pronto il ricorso al Riesame. L’istanza sarà presentata nei termini canonici di dieci giorni. «Stiamo parlando di una famiglia che lavora giorno e notte - dice l’avvocato - il cui capofamiglia ha avuto un problema giudiziario quindici anni fa, ma poi ha lavorato sodo. Siamo fiduciosi che si chiarirà tutto». Nel frattempo la difesa di Toriello ha dato mandato un commercialista per consulenza di parte.

Quattro sono le persone indagate e iscritte nell’ordinanza del gip Vittorio Di Florio. A Luciano Toriello viene contestato dalla procura di Salerno di aver fatto spese oltre le possibilità economiche dichiarate negli ultimi quindici anni. Da ciò è scaturito il provvedimento giudiziario del maxi sequestro preventivo per un valore patrimoniale di 8 milioni di euro, eseguito mercoledì dai finanzieri del nucleo tributario del comando provinciale di Salerno. Oltre al rinomato stabilimento sul litorale Magazzeno sono stati posti i sigilli a un costruendo agriturismo e ad alcune società. Nel provvedimento del tribunale è finita anche la squadra di calcio Asd Picciola, di cui Toriello è stato in passato presidente.

Secondo gli investigatori, negli anni scorsi, Toriello e i suoi familiari avrebbero fatto ricorso a prestanome per l’intestazione fittizia di beni allo scopo di evitare provvedimenti di sequestro del patrimonio familiare. Per questa ragione vengono contestati all’imprenditore di Pontecagnano, in concorso con i familiari ed altri, il trasferimento fraudolento di valori per sottrarsi all’applicazione della normativa antimafia e la violazione dell’obbligo di comunicazione delle variazioni patrimoniali.

Alla fine degli anni Novanta il nome di Luciano Toriello era stato affiancato a quello delle famiglie di camorra bellizzesi, Pecoraro e Renna. Nel 2000, Toriello era stato colpito da una misura di prevenzione della sorveglianza speciale di due anni. Fu indiziato di appartenere al clan egemone nella Piana del Sele. A insospettire i finanzieri sono state alcune presenze di Toriello in trasmissioni televisive nelle quali pubblicizzava il lido e i lavori di ammodernamento della struttura.

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