SAN NICOLA VARCO

"Siamo ancora in piena emergenza"

Per gli immigrati di San Nicola Varco ospitalitá a Villa Falcone e a Battipaglia. Ad un mese dallo sgombero resta grave il problema dell’accoglienza

EBOLI. A un mese dallo sgombero di San Nicola Varco, la situazione resta di emergenza. Attesi, di qui a pochi giorni, i primi rimpatri volontari. Tra speranza e stanchezza, continua l’odissea degli "invisibili". Sono stati trenta giorni di inquietudine e di aspettative per i migranti che, in quello che doveva diventare il più grande mercato ortofrutticolo della Piana del Sele, avevano trovato una dimora di fortuna. Tra baracche di lamiera e cumuli di spazzatura. Stamattina uno di loro sará al Teatro delle Arti, a parlare di quello che è successo, a margine dello spettacolo "Le Pareti della Solitudine", messo in scena da una compagnia multietnica. Dalla finzione alla realtá. Dal ghetto al centro di accoglienza di Torre Barriata. Da villa "Falcone-Borsellino", alla cripta di S. Maria della Speranza di Battipaglia, in costante trasloco.

Una sessantina, su circa 200 presenti lo scorso 11 novembre all’arrivo delle forze dell’ordine nelle baracche, sono i magrebini che hanno trovato accoglienza nelle strutture attrezzate, alla meno peggio, assistiti da preti e volontari. Dopo la chiusura della ex scuola di Torre Barriata, presto oggetto di ristrutturazione, in trentasette sono i ragazzi ospitati nella cripta della parrocchia di S. Maria della Speranza. Venti, invece, sono a Campolongo, nella villa confiscata al boss Galasso. Nella struttura messa a disposizione dal Comune, è la Caritas ad accudire i migranti. «Abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere» spiega l’assessore alle Politiche sociali, Luca Sgroia. Ma i volontari non sono dello stesso avviso: «Se a Torre Barriata ci stavano in cinquanta - spiega Maria Teresa Imparato dei Giovani Comunisti - a villa Falcone se potrebbero accoglierne altrettanti».

Ieri mattina, sulla porta della cripta della parrocchia battipagliese guidata da Don Ezio Miceli, un cartello invitava i migranti ad andare via entro la giornata. Nessuno lì metterá alla porta. Ma dopo un mese di assistenza, non è più possibile andare avanti. In serata i volontari si sono incontrati per fare il punto della situazione.

«Don Ezio è stato l’unico a dare una mano concreta - spiega Fatiah Chakir, mediatrice culturale dell’Oim - Il Comune e le associazioni di volontariato del territorio hanno fatto molto poco. Insieme all’assessore De Felice stiamo predisponendo i primi rimpatri. In 30 partiranno a breve. Stiamo analizzando le posizioni degli altri. Se non avranno i requisiti necessari bisognerá capire come fare». Il Ministero dell’Interno ha messo a disposizione un pullman per portare i ragazzi fino a Roma. Di lì raggiungeranno Casablanca in aereo.

Per loro, il biglietto pagato e 1500 euro. Serviranno a gettare le basi per una nuova vita.