Si sblocca il piano per oltre 1400 case

Via libera dal Consiglio di Stato: la graduatoria tra le cooperative va cambiata ma non sarà necessario rifare il bando

Ci sono voluti sei anni e un contenzioso giudiziario rimbalzato più volte tra Tar e Consiglio di Stato, ma adesso per il “piano casa” varato nel 2009 dal Comune pare davvero arrivato il punto di svolta, che consente di sbloccare l’iter e dare un colpo di acceleratore alla costruzione di oltre 1.400 alloggi. A sbrogliare il groviglio procedurale è arrivata una sentenza del Consiglio di Stato, che conferma le censure sui criteri con cui è stata stilata la graduatoria delle cooperative assegnatarie ma spiega che per superarle non sarà necessario rifare il bando. In sintesi basterà ricalcolare i punteggi tenendo conto dei rilievi in sentenza, ma senza riaprire una procedura concorsuale che avrebbe comportato l’attesa dei tempi canonici tra pubblicazione del bando e presentazione delle domande e la possibilità (temuta dalle coop già in elenco) che la platea dei concorrenti potesse ampliarsi, con ulteriori rischi di contenziosi e dilatazione dei tempi.

In Comune il provvedimento dei giudici di Palazzo Spada è appena arrivato ed è ora al vaglio dell’avvocatura. «Attendiamo il parere dell’ufficio legale, perché la sentenza è articolata – spiega l’assessore all’urbanistica Mimmo De Maio – ma di fatto siamo pronti. Lo saremmo stati anche se il Consiglio di Stato avesse deciso in maniera diversa, perché nell’attesa della pronuncia avevamo già predisposto lo schema del nuovo bando per emanarlo subito qualora fosse stato necessario. Certo questa sentenza ci consente un’accelerazione, entro settembre la nuova graduatoria sarà pronta e assegneremo le aree. Ma la vera svolta è che finalmente il contenzioso si è chiuso». Una battaglia giudiziaria che per paradosso si era innescata su una clausola che l’amministrazione comunale aveva voluto proprio con l’intento di fare presto, privilegiando cooperative che avevano già in tasca i finanziamenti. Nel bando si era quindi stabilito di attribuire fino a cinque punti in più a quei partecipanti che avessero aggiunto, al requisito indispensabile della affidabilità bancaria, l’attestato di un istituto di credito che si dichiarava disponibile a finanziare i lavori. Un parametro che alla fine si è rivelato un boomerang, invischiando il Comune (e i cittadini) in una lunga sfida a colpi di carte bollate.

Era il 18 febbraio del 2011 quando l’ente approvò la graduatoria delle coop per l’assegnazione dei suoli. Quell’atto fu subito impugnato dai rappresentanti di alcune cooperative, che con l’applicazione del parametro bancario erano sì ammesse ma nelle posizioni più basse. Non era ininfluente, perché dal posto in graduatoria dipende la priorità di scelta tra le aree edificabili. Decine di società (assistite tra gli altri dagli avvocati Marcello Fortunato e Lorenzo Lentini) si rivolsero al Tar contestando non solo la modalità di attribuzione del punteggio, ma la stessa clausola del bando. E alla fine hanno avuto ragione. Il Tribunale di largo San Tommaso d'Aquino ha ritenuto quel comma viziato da “palese irragionevolezza”, perché l’impegno delle banche a finanziare l’intervento edilizio senza ulteriore istruttoria sarebbe “di difficile se non di impossibile conseguibilità”, con l'effetto di una “surrettizia limitazione del pieno accesso concorrenziale”. Un’impalcatura che il Consiglio di Stato non ha scardinato, ritenendo però (a differenza del Tar) che per sanare l’anomalia non sia obbligatorio far ripartire dall’inizio tutta la procedura, ma basti rivedere il criterio di attribuzione del punteggio. Sono state le stesse coop a chiederlo, impugnando la sentenza di primo grado nel timore tra l’altro di nuovi concorrenti. Ora, con l’ultima pronuncia giunta da Roma, il capitolo si chiude e l’elenco degli ammessi può essere rielaborato. Resta solo da vedere come ne usciranno rimescolate le posizioni, poi i suoli saranno assegnati e la costruzione degli appartamenti potrà finalmente iniziare.

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