Eboli

Si allaga il garage dove vive, costretto a dormire in auto FOTO

Odissea di disagi per un 35enne che ha scritto anche al premier Renzi per avere un sostegno

Vive in un garage e dorme in auto: «Il Comune non ascolta la mia richiesta di aiuto». Simone ha 35 anni. Una vita tra riabilitazione, carcere ed avvocati. «Ho pagato giustamente per la mia vita precedente, e oggi ho un lavoro a tempo indeterminato conquistato con l'aiuto di persone che hanno creduto in me al di là del mio nome». Un lavoro che, però, non gli permette ancora di vivere dignitosamente.


Le immagini del garage

«Ecco il mio letto», dice indicando un'auto a tre porte ferma in un parcheggio. A poche decine di metri dallo svincolo autostradale, Simone Pesce ha la sua "camera da letto". «La divido con la mia compagna», racconta mentre mangia un panino «pagato poco grazie alla bontà della gente». Con quella bontà il 35enne ebolitano fa i conti tutti i giorni. Dal mattino, quando i dipendenti «della stazione di servizio mi lasciano un cornetto o il caffè», alla sera quando, prima di tornare all'auto, «qualche vicina di casa ci ospita per una doccia ed una lavata».
Già, perché Simone e la sua compagna una casa ce l'hanno in rione Pescara. È un box auto pieno di mobili accatastati, «regalati da persone che si son mosse a compassione». Quel garage «è tutto ciò che ho. Ci ho vissuto per quattro anni». Poi «si è allagato e l'ho lasciato».
Il box è nel palazzo in cui Simone ha vissuto con la famiglia: «Purtroppo condizioni difficili mi hanno costretto a lasciare la casa dei miei genitori». Una stanza tre per cinque al massimo che contiene tutto ciò che il giovane è riuscito a conquistarsi dopo essere uscito dal carcere. Un passato che ancora oggi pesa sulle spalle sue, della compagna e delle loro economie: «Ho sei processi in corso, con parcelle da pagare che prendono via la maggior parte di quello che guadagno». Poi c'è il cibo e le spese per andare a lavoro. Una situazione «difficile» per ovviare la quale il giovane ha chiesto aiuto ai Servizi sociali comunali. O meglio, «ho fatto presente della mia condizione al Commissario prefettizio, inviando anche un verbale compilato in seguito ai controlli Asl e che attesta la non abitabilità di quel garage». Ai vertici di Palazzo di città, Simone ha chiesto «semplicemente un aiuto per trovare una casa e pagare un fitto giusto». Dai 200 ai 250 euro mensili, magari, se «il Comune non è in grado di trovare una soluzione temporanea nelle sue disponibilità e che pagherei comunque ogni mese».
Insomma un aiuto in attesa che il passato gli si scrolli di dosso con la sua eredità pesante che ancora oggi «fa essere diffidente la gente. Quando sentono il mio nome iniziano a svincolarsi». Ed i vertici avrebbero risposto «affidandomi ai Servizi sociali».
È da questi, però che pare le risposte non arrivino. «Ho chiesto di intercedere, ma, dopo avermi anche trattato non proprio bene, mi hanno solo proposto case a prezzi più alti e con caparre da dare. Non posso permettermele». «Sufficienza», dice Simone rispetto a quanto mostrato dagli uffici comunali: «Ho scritto a Renzi esponendo il mio caso. Vivo tra un'auto e un box. Grazie alla bontà delle gente mi lavo e mangio. Lotto ogni giorno per la mia dignità».