Sfila la rabbia dei lavoratori dell’Alcatel

Protesta in piazza dopo la decisione della multinazionale di smantellare il Centro ricerche. Ora si teme la chiusura

Scende in piazza l’Alcatel in un ultimo, disperato tentativo di salvare posti di lavoro, competenze e professionalità. Ieri, a mezzogiorno, circa 50 dipendenti del Centro Ricerca e Sviluppo dell’Alcatel hanno sfilato, con striscione e fischietti, tra via Italia e piazza Moro. La volontà era di sensibilizzare le istituzioni locali e la cittadinanza, provando a creare una sorta di movimento generale che possa scansare, o quantomeno procrastinare, la fuoriuscita dell’Alcatel dai ranghi industriali di Battipaglia. L’impresa è di quelle titaniche – i dipendenti ne sono consapevoli – ma è nella disperazione che decine di lavoratori hanno provato la strada del corteo. Professionisti che stanno tentando in ogni modo a salvare se stessi dal baratro di una mobilità o di un trasferimento, disposti a tutto pur di avere una speranza, al punto da dimenticarsi di prendere contatto con le forze dell’ordine per avvisarle del corteo, almeno tre giorni prima come prevede la legge. Tutto si è risolto con il riconoscimento dei promotori della protesta e con un ammonimento da parte degli agenti della Polizia di Stato presenti sul posto. Anche ieri, dalle 11 alle 13 come nella giornata di lunedì, i dipendenti del Centro hanno incrociato le braccia. Lo sciopero dovrebbe essere interrotto oggi, quando si terrà un’assemblea interna con l’obiettivo di tracciare il solco delle future manifestazioni.

La questione per ora è drammaticamente chiara. Una grossa fetta del Centro, con 40 dipendenti, dovrebbe passare nelle mani dell’azienda Sesa spa, con sede legale a Roma e filiali nel Nord Italia, che acquisterebbe un ramo d’azienda dell’Alcatel. Il prodotto realizzato a Battipaglia, invece, finirebbe ad Haifa, in Israele. Si tratta di un software per digital media store, utile per la gestione di contenuti multimediali. All’interno del Centro di Battipaglia resterebbero una sessantina di lavoratori, che in pratica si ridurrebbero a non più di 35, giacché gli altri svolgono assistenza, in maniera permanente, presso clienti della multinazionale. Il numero di persone che resterebbe all’interno dell’azienda non ne giustificherebbe l’esistenza, con relativa chiusura dello stabilimento. «Nella giornata di lunedì abbiamo incontrato vertici della Cgil a Napoli – racconta il rappresentante Rsu Francesco De Rosa – Intanto aspettiamo di incontrare rappresentanti della Provincia, che forse ci riceveranno giovedì (domani, ndr), considerato che da Palazzo Sant’Agostino era giunta la promessa, nel corso di un incontro in Regione con l’assessore Nappi, di costituire un tavolo istituzionale sulla vertenza, con la partecipazione dei parlamentari di riferimento del territorio. Sappiamo che la situazione è difficile. Siamo preoccupati per la cessione del ramo d’azienda alla Sesa spa che, con tutto il rispetto, non può competere con Alcatel per professionalità, competenze e prospettive». Pare che la volontà della multinazionale, secondo i sindacati, sia di «liberarsi dei siti minori in Italia, ossia Battipaglia e Rieti, per concentrare le risorse su Vimercate e parlare solo di quel sito col ministro Zanonato».

Francesco Piccolo

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