Il caso

Sette mesi in carcere per rapina Dopo due anni l’assoluzione

Sette mesi di carcere e quasi altri quindici agli arresti domiciliari, per poi scoprire che contro di lui non ci sono prove, tanto da venire assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto”....

Sette mesi di carcere e quasi altri quindici agli arresti domiciliari, per poi scoprire che contro di lui non ci sono prove, tanto da venire assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto”. Luigi Iannone, 26 anni, questa scoperta l’ha fatta l’altro ieri dinanzi ai giudici della seconda sezione penale, che in serata hanno emesso la sentenza di assoluzione dopo aver preso atto di testimonianze contraddittorie o insufficienti. L’accusa era di rapina aggravata, per le irruzioni che avvennero nel settembre e nell’ottobre del 2014 in due appartamenti di Fratte dove si prostituivano donne e transessuali. Iannone, già noto alle forze dell’ordine, fu riconosciuto da alcune fotografie e arrestato, insieme al presunto complice Giovanni Gebre per il quale si terrà nei prossimi mesi il processo abbreviato. Quando le vittime di rapine e aggressioni sono state però chiamate a confermare la deposizione, una ha spiegato che una volta vistolo di persona non poteva dirsi certa che fosse lui; altre due, invece, non è stato possibile rintracciarle, perché ormai sono irreperibili ed è probabile che abbiano lasciato Salerno per trasferirsi chissà dove. A quel punto il difensore Stefania Pierro ha eccepito l’inutilizzabilità del riconoscimento fotografico, perché nel caso di prostitute (a maggior ragione se straniere) la difficoltà a rintracciarle di nuovo è evidente e la prova andava quindi cristallizzata prima, con un confronto de visu dinanzi al giudice delle indagini preliminari, in incidente probatorio. Argomenti che hanno convinto i giudici, portando alla sentenza di assoluzione e lasciando almeno per ora senza colpevoli due rapine accompagnate da botte e minacce a mano armata.

Era il 20 settembre del 2014 quando il primo colpo fu messo a segno in un appartamento di via Epipoli, nei pressi di via degli Etruschi. In quattro (due identificati dagli inquirenti in Gebre e Iannone) puntarono le pistole contro la donna e il trans sudamericani che abitavano nell’appartamento, presero a pugni lui e lo legarono su una sedia. Riuscirono così a impossessarsi di 230 euro, 40 dollari e tre carte postepay di cui si fecero rivelare i codici di accesso. Per essere certi che le credenziali fossero esatte, uno del gruppo si allontanò per eseguire i prelievi (un totale di 690 euro) mentre gli altri continuavano a tenere le vittime sotto la minaccia delle pistole. Il copione si ripeté quasi uguale meno di un mese dopo, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre. In quell’occasione a mettere a segno la rapina furono in tre, in un’abitazione di via Calata San Vito occupata da tre prostitute. I malviventi avevano il volto coperto da maschere di carnevale, erano armati di pistola e prima di prendere contanti e carte di credito bendarono le donne e le legarono alle sedie. Presero 230 euro e due postepay, anche in questo caso facendosi rivelare i pin e liberando le vittime soltanto quando uno dei complici aveva verificato l’autenticità dei codici, prelevando 400 euro.

Gli arresti scattarono nel febbraio del 2015, quando gli inquirenti ritennero di avere acquisito elementi sufficienti per incastrare almeno due componenti della banda. Iannone è rimasto in cella per sette mesi, prima che gli fossero concessi i domiciliari. Infine, lunedì sera, la sentenza di assoluzione. Che spiana la strada a un altro procedimento, stavolta per detenzione ingiusta. (c.d.m.)

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