Sequestrato il telefono di una giornalista

Aveva invocato il segreto professionale, imposto dalla legge, per non rivelare la fonte di un’informazione pubblicata

SALERNO. L’immagine della montagna che partorisce il topolino è forse quella che più si addice a una Procura che ieri mattina non ha trovato di meglio che impiegare il suo tempo nel dare la “caccia” ai giornalisti, mostrando la faccia feroce a una cronista de “la Città”che non ha rivelato la fonte di un articolo relativo a un’inchiesta giudiziaria, come impone il segreto professionale disposto per legge. Convocata dalla sera alla mattina in Procura dal magistrato Silvio Marco Guarriello, la giornalista Rosaria Federico è stata ascoltata come persona informata sui fatti in una breve deposizione nel corso della quale ha invocato il segreto professionale. Era ormai andata via, e dal Palazzo di giustizia aveva già raggiunto il parcheggio di piazza della Concordia per riprendere l’automobile, quando è stata avvicinata da un agente di polizia che le ha intimato di andare con lui negli uffici della squadra mobile, le ha vietato di usare il telefono cellulare se non per una breve comunicazione ad avvocato e marito ed è salito sulla sua vettura indicandole la strada fino agli uffici della caserma Pisacane in via Sant’Eremita. Qui le è stato notificato un ordine di esibizione del cellulare per verificare telefonate e messaggi, è stata sottoposta a un colloquio videoregistrato e, infine, le è stato chiesto di mostrare anche le chat della messaggeria whatsapp. A quest’ultimo invito la giornalista si è opposta. Impegnata da molti anni e con cadenza quotidiana sul versante della cronaca nera e della cronaca giudiziaria, ha espresso agli inquirenti il suo “no” per tutelare le fonti delle informazioni giornalistiche, come le è peraltro imposto dalla normativa. Per questo il suo telefono cellulare è stato sottoposto a sequestro e lei – fino a quel momento sentita nella mera qualità di persona informata dei fatti – è stata denunciata con l’accusa di non avere ottemperato a un ordine di esibizione. Inutile anche provare a spiegare che l’apparecchio telefonico era stato acquistato in un momento successivo alla data di pubblicazione dell’articolo per il quale era stata convocata in Procura e che quindi nessuna notizia utile a quell’indagine poteva essere rinvenuta sul cellulare.

Per la restituzione del telefono sarà presentata istanza al Tribunale del Riesame, mentre le modalità con cui hanno operato gli inquirenti saranno oggetto di un esposto che è già in fase di preparazione. Intanto sulla vicenda hanno preso posizione sia il comitato di redazione de “la Città” sia Ordine dei giornalisti della Campania e Sindacato unitario giornalisti della Campania. «Il Comitato di redazione – si legge tra l’altro in una nota pubblicata anche dall’agenzia di stampa Ansa – sottolinea con forza la condanna per un episodio teso a comprimere fortemente la libertà d’informazione e i diritti di una giornalista che si è limitata a fare il proprio lavoro e a rispettare la legge».

Ordine professionale e sindacato, nell’esprimere solidarietà, hanno inoltre annunciato che «seguiranno costantemente la vicenda».

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