Sequestrati i due impianti di biogas

Sarno, contestate presunte violazioni in materia ambientale ed edilizia: tre gli indagati. Le denunce dei residenti

SARNO. La Procura sequestra il biogas di Foce. I Carabinieri del Noe di Salerno, agli ordini del capitano Giuseppe Ambrosone, con i militari della locale stazione, in esecuzione di un decreto del gip Paolo Valiante, ieri hanno apposto i sigilli ai due impianti per la produzione di energia elettrica e calore, in fase di realizzazione su permesso a costruire rilasciato dal Comune. I due permessi erano stati richiesti da una società agricola locale e da un’altra con sede a Perugia.

L’attività investigativa è stata coordinata direttamente dal procuratore capo Giancarlo Izzo insieme al sostituto Marielda Montefusco della sezione nocerina dei reati ambientali ed è stata avviata anche a seguito di numerosi esposti presentati da associazioni ambientaliste quali “Italia Nostra” e “VAS”. La procura ha anche emesso informazione di garanzia a carico dei legali rappresentanti delle due società che sono indagati per violazioni ambientali relative alla immissione in atmosfera, in assenza di autorizzazione, delle sostanze gassose odorigene derivanti dallo stoccaggio dei cereali all’interno delle trincee e dei reflui zootecnici nella pre-vasca dei due impianti, nonché per la violazione delle norme sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità in relazione a violazioni edilizie circa la necessità, per la costruzione e l’esercizio di tali impianti, di una autorizzazione unica rilasciata dalla regione o altro soggetto dalla stessa delegato. In particolare, a seguito dei controlli, è emerso che era stato installato ed attivato un deposito di 6.500 metri cubi circa di trinciato di mais, che produceva emissioni in atmosfera, in assenza della prescritta autorizzazione.

Inoltre, il geologo nominato dalla procura, con documenti e ispezioni, ha rilevato che a fronte della realizzazione di due impianti per la produzione ciascuno di energia elettrica e calore con potenza elettrica di 999 kWe e termica al di sotto di 3 Mwt, autorizzati dal comune, appare evidente che ci si trovi di fronte ad un solo impianto di potenza complessiva pari a 1998 kWe e pertanto da autorizzare dalla Regione. Lo stesso sottolinea che i terreni su cui sorgono gli impianti sono contigui e sono stati acquistati dalle due società con un unico atto di vendita.

Inoltre, gli elaborati progettuali sono stati redatti dagli stessi professionisti e la ditta esecutrice è la stessa. L’istanza di permesso di costruire al comune e le successive integrazioni sono state presentate contestualmente ed i relativi permessi sono stati rilasciati lo stesso giorno. Si sarebbe realizzata l’artificiosa suddivisione di un unico impianto in due contigui allo scopo di eludere la procedura per l’autorizzazione unica regionale, per la realizzazione degli impianti.

Gaetano Ferrentino

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