Senza lavoro diventano clandestini

I sindacati chiedono la proroga dei permessi di soggiorno per attesa occupazione

Per capire il fenomeno basta snocciolare due dati che riguardano il territorio salernitano: su 27mila lavoratori della Piana del Sele che prestano la loro opera nelle aziende agricole, ben il 30 per cento, secondo i dati ufficiali dell’Inps, sono marocchini e indiani. Un vero e proprio esercito di extracomunitari regolari che, da anni, vivono in provincia di Salerno e che adesso rischiano di non poter più avere il permesso di soggiorno. Perché molti di loro, a causa della crisi economica, rischiano di entrare a far parte della folta schiera del lavoro sommerso. In pratica sono occupati ma senza contratto e questo presupposto impedisce loro di prorogare ufficialmente la permanenza in Italia. Nessuno, però, denuncia questo status, nessuno rompe il muro di omertà. Perciò ieri mattina, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un presidio in Prefettura e consegnato al prefetto un documento, in cui si chiede, tra l’altro, la proroga della durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione a 24 mesi e di combattere il lavoro nero e lo sfruttamento. «Siamo in possesso di dati veramente allarmanti – ha evidenziato Matteo Buono, segretario generale della Cisl Salerno – perché diversi immigrati, presso i nostri sportelli, hanno lamentato la grande difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno. Proprio per questo in tanti sono di fronte ad un bivio: o tornare nel proprio Paese oppure restare in Italia come clandestini. E quest’ultima opzione è la più praticata». «Questo fa sì – ha aggiunto Buono – che anche chi prima era un lavoratore regolare, diventi clandestino, alimentando quel mercato del malaffare che fa capo alla criminalità organizzata». Ed è difficile pure fare una stima di quanti lavoratori extracomunitari siano a rischio di entrare a far parte del club dei clandestini. Ma c’è pure un altro malcostume: i ricatti per ottenere il permesso di soggiorno. «Molti di loro sono costretti – ha sottolineato Giovanna Basile, segretaria provinciale della Flai-Cgil – a sottostare a determinate condizioni pur di ottenere un contratto. E finanche a pagare somme di danaro per ottenere un loro diritto. Nessuno, tuttavia, denuncia questo fenomeno». (g.d.s.)

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