L'ALLARME

"Senza investimentiil porto non ha futuro"

Gallozzi scrive al ministro Matteoli: "Servono subito i dragaggi per poter fare attraccare le nuove navi"

«Il porto di Salerno non ha futuro». Il presidente nazionale di Assologistica, Nereo Marcucci, ieri a Confindustria Salerno per l’assemblea generale delle imprese di movimentazione delle merci, gela i cronisti e fa suo il grido d’allarme lanciato dal presidente degli imprenditori salernitani Agostino Gallozzi.
Non c’è il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, che avrebbe dovuto raccogliere de visu il grido di dolore e invece è stato trattenuto a Roma da un consiglio dei ministri, ma la lettera appello di Gallozzi è già sulla sua scrivania, anticipata da un colloquio col sottosegretario avuto l’altra sera. E’ un documento in cui Gallozzi, imprenditore portuale e presidente di Assotutela, chiede investimenti immediati e snellimento delle procedure, per scongiurare il rischio di uno scalo dove «non arrivano più navi».Due le emergenze segnalate: il dragaggio dei fondali e l’ampliamento dell’imboccatura del porto, perché le navi utilizzate dagli armatori sono sempre più grandi e a Salerno non riescono ad attraccare.
I numeri parlano chiaro: alle banchine di via Ligea possono accedere scafi con un pescaggio massimo di dieci metri e mezzo; in Spagna si lavora per abbassare i fondali fino a venticinque metri. «Il mantenimento e lo sviluppo dei traffici è a serio rischio - sottolinea Gallozzi - Quella del dragaggio è una vera e propria emergenza nazionale, i lavori di adeguamento dello scalo salernitano sono assolutamente urgenti».Per realizzarli senza impantanarsi in pastoie burocratiche, l’imprenditore chiede al ministro una sorta di "moratoria fondali" che (in presenza di un quadro ambientale compatibile) consenta il ricorso a iter amministrativi più rapidi ed efficaci. «Auspichiamo una modifica della normativa - scrive Gallozzi - in modo che le trasformazioni all’interno del perimetro dei porti possano essere realizzate senza applicare la procedura di variante ai piani regolatori portuali. Il lunghissimo intervallo che oggi intercorre tra l’elaborazione e l’approvazione di ogni variante spesso comporta che lo strumento di pianificazione, nel momento in cui entra in vigore, è già obsoleto».
Per adeguare il porto, il presidente degli industriali chiede un investimento di cinquanta milioni di euro. «Nell’ambito delle infrastrutture sono una cifra minima - precisa - E soprattutto è molto meno di quanto costa intervenire con la cassintegrazione per gli addetti che perdono il lavoro». Significa che il rischio, se non si inverte la rotta, non è più solo il mancato sviluppo ma la contrazione progressiva del mercato. «In Italia stiamo facendo di tutto per non essere al passo con l’economia mondiale, e questo vuol dire conseguenze sociali terribili. A tutti i lavoratori che resteranno a casa, qualcuno dovrà poi dare una risposta».