«Senza fuochi si mortifica la nostra festa»

Cittadini delusi e amareggiati dalla decisione dell’Amministrazione di non garantire lo spettacolo: «Un vero peccato»

In principio erano le luminarie nei vicoli, anche in quelli più stretti e bui del centro storico. E il 21 settembre era festa grande, quella dei vestiti delle occasioni importanti, milza da gustare con la famiglia riunita intorno alla tavola imbandita, posate buone e tovaglie ricamate. In strada, sotto i balconi, fiumi di gente. Profumo di zucchero filato e di noccioline pralinate nell’aria. Poi, poco più di venti anni fa, l’amministrazione comunale di allora cominciò a minare questo rituale: si iniziò col non prevedere il montaggio delle luci, poi si passò col non dare i permessi alle bancarelle di dolci, caramelle, giocattoli e cianfrusaglie da fiera che, raccontano gli anziani, animavano piazza Sedile del Campo e le strade limitrofe, fino ad arrivare alle Fornelle. Allora, così come succedeva fino a due anni fa, dopo la tradizionale e seguitissima processione del pomeriggio, la giornata dedicata al santo patrono si concludeva in un tripudio di luci, colori e suoni.

«Ah, i fuochi quest’anno manco ci stanno? Marò, che peccat – afferma visibilmente turbata Luigia Ventura, casalinga del centro storico incontrata in un bar – tra poco non ci faranno fare neanche la processione, toglieranno pure quella e quello di San Matteo sarà un giorno come un altro, che grande dispiacere».

La signora Luigia, ieri mattina, era forse l’unica abitante della parte più antica della città, la più verace, la più legata alla figura del santo patrono, che non sapeva che anche quest’anno – dopo quello che l’anno scorso era stato licenziato come caso eccezionale – l’amministrazione comunale non regalerà ai cittadini il tradizionale spettacolo pirotecnico sul mare. La notizia, in poche ore, è entrata nelle case, ha invaso le strade correndo veloce come l’odore di milza imbottita di cui sono pregni i vicoli, è giunta ai tavolini dei bar, davanti alle attività commerciali più frequentate, nei tanti capannelli di anziani che si ritrovano a lungomare per la consueta partitina a carte, nei supermarket pieni di massaie incredule, sulla spiaggia di Santa Teresa dove i dibattiti si sprecano: «Signò ma nun è u vescov che non li vuole fare i fuochi, è u sindac», afferma un signore sulla settantina parlando con i vicini di asciugamano. In un fazzoletto di sabbia anche Andrea Torella e sua moglie Angela Colangelo, impegnata nel sociale, non possono fare a meno di commentare la notizia del giorno: «Quello dei fuochi d’artificio è un evento che si tramanda da generazioni, il Comune ne ha acquisito il diritto per uso capione e dovrebbe garantirli», afferma lui a cui fa eco lei: «Che festa è senza fuochi? Non è giusto che i salernitani paghino per i dispetti che si fanno Comune e Curia perchè di questo si tratta, parliamoci chiaro». Camminando per la strada non si può fare a meno di ascoltare le lamentele che si rincorrono: il fruttivendolo di via Porta Catena pensa ai commercianti e ai ristoratori del centro storico, a quanto anche quest’anno ci andranno a perdere per i fuochi mancati: «Lo scorso anno fu un’ecatombe – rivela – erano tutti arrabbiatissimi, figuriamoci quest’anno».

Pochi metri più avanti Vincenzo Candela staziona come sempre davanti al salone di bellezza che gestisce insieme al figlio: «Anche quest’anno mancherà la ciliegina sul dolce che si aspetta tutto l’anno», afferma; a dargli man forte suo figlio: «Un San Matteo senza fuochi è come un bellissimo film senza finale – dice amareggiato – era bello in passato quando la sera aspettavamo prima il passaggio della processione poi lasciavamo il negozio aperto fino all’orario dei fuochi. Abbassavamo la saracinesca e andavamo tutti al lungomare a vedere lo spettacolo». Per Cherubino Gambardella, promotore finanziario, «è davvero triste che si perda un’usanza così radicata sul territorio»; Sabrina Avallone e Alessandra Amprino, mamma e figlia incontrate nel piazzale delle Fornelle sono disposte a perdonare l’amministrazione solo «se i soldi che verranno risparmiati saranno utilizzati per qualcosa di veramente importante».

Lunedì ci sarà meno via vai anche nei condomini che danno sul lungomare Trieste dove negli anni passati si organizzavano cene o piccole feste “di San Matteo” per ammirare in compagnia, e comodamente dai balconi, i fuochi d’artificio sparati a mare. Giuseppe Cafaro, meglio conosciuto come Peppino il portinaio, figura storica del centro città, da decenni controlla gli ingressi in un signorile palazzo di via Roma dal quale quest’anno, nel giorno di San Matteo, ci si limiterà ad affacciarsi per assistere solo al passaggio della processione. «Ma si dice che non faranno manco le luci di Natale – dice con occhio vispo – allora sì che staremmo più tranquilli».

©RIPRODUZIONE RISERVATA