la storia

«Senza assistenza per i miei tre bambini»

Sofia Esposito anticipa i soldi per le attività scolastiche ma non ha ancora avuto il rimborso

Avere il diritto ad un rimborso di oltre 3mila euro, spesi di propria tasca per attività educative, e rimanere da mesi a mani vuote. Succede ad una donna di Sant’Egidio con a carico tre figli minorenni, un lavoro precario e un ex marito che non lavora. Sofia Esposito occupava la quinta posizione all’interno della speciale graduatoria per l’acquisto di voucher sociali a finalità multipla.

La Regione ha avviato una sperimentazione relativa alla diffusione di voucher da utilizzare nel contesto di un sistema di servizi di conciliazione offerti da soggetti o strutture pubblici e privati sul territorio. I voucher di conciliazione servirebbero a quella famiglie che necessitano il supporto nei propri compiti educativi e dovrebbero essere erogati sotto forma di buono pre- pagato, di rimborso spesa o di assegno ed utilizzabili nell’ambito dei servizi inseriti nel cosiddetto “Catalogo dell’offerta di servizi di conciliazione vita-lavoro rivolti ai minori” predisposto dall’Ambito Sociale S1.

La signora aveva diritto a questi voucher, secondo il sistema promosso dalla Regione ed erogabili attraverso il Piano di Zona. Ma qualcosa si è interrotto. I servizi offerti erano attività ricreative e sperimentali, centri diurni polifunzionali per minori, ludoteca per la prima infanzia, doposcuola, servizio trasporto scolastico e servizio mensa.

«Abbiamo protocollato la domanda verso dicembre 2014 ed è stata accettata», spiega. «Avevo diritto per 12 mesi complessivi a un rimborso della somma pagata per i miei tre bambini. La somma era di 350 euro al mese per attività di mensa e doposcuola, dal lunedì al venerdì». I bambini, terminate le lezioni in classe presso una scuola pubblica paganese, nel pomeriggio usufruivano di attività mensa e doposcuola presso la paritaria “Piccoli Amici” validata nel Piano di Zona per questa iniziativa. La signora Esposito ha anche presentato le fatture ad aprile di quest’anno. «Ho dovuto fare un’autocertificazione perché il rimborso superava i mille euro. È stato tutto protocollato e ho atteso. Mi avevano parlato di un mese, un mese e mezzo. Questa cosa, però, è stata slittata al mese di settembre e comunque non è successo niente. Allora ho chiamato in Regione». Ma anche qui, la donna non ha ricevuto risposte. L’intera somma ammonta a più di 3mila euro e ci sono ancora le fatture da presentare per le attività di settembre, ottobre e novembre. Ora il timore della donna è di non riuscire ad avere i rimborsi dovuti e che anche altre famiglie possano essere incappate nello stesso problema. La graduatoria vede infatti l’approvazione di ben 737 beneficiari.

Davide Speranza

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