l’inCHIESTA 

Sentenze del Giudice di pace Interrogato l’avvocato Iannello

Antonio Iannello fa chiarezza sul presunto sistema messo in piedi per addomesticare le sentenze all’ufficio del Giudice di pace di Torre Annunziata. L’avvocato scafatese ed ex giudice onorario ieri...

Antonio Iannello fa chiarezza sul presunto sistema messo in piedi per addomesticare le sentenze all’ufficio del Giudice di pace di Torre Annunziata. L’avvocato scafatese ed ex giudice onorario ieri mattina ha sostenuto nella sala colloqui del carcere di Poggioreale a Napoli, un interrogatorio dinnanzi al pm Anna Chiara Fasano del Tribunale di Nocera Inferiore. Dopo il rimpallo sulle competenze tra le Procure di Roma, Torre Annunziata e Salerno, infatti, il fascicolo è arrivato negli uffici del Palazzo di Giustizia della città dell’Agro e Iannello, in carcere dallo scorso 27 settembre e ritenuto il capo della presunta organizzazione, ha deciso di parlare dopo aver fatto scena muta durante il primo interrogatorio di garanzia.
Difeso dall’avvocato Francesco Matrone, infatti, ha ammesso alcune responsabilità in merito ai fatti che gli vengono contestati dagli inquirenti insieme ad altri 27 indagati.
Il gruppo, secondo quanto emerso dall’inchiesta, aveva un vero e proprio tariffario, con percentuali del 10 per cento per ogni sentenza liquidata. Ma se l’avvocato era già un “cliente”, poteva avere diritto a una “promozione”, come nel caso di un professionista a cui era stato applicato il “prezzo forfettario” di 700 euro per tre sentenze favorevoli. Somma recuperata nella busta dei 30mila euro trovati nella disponibilità dei collaboratori di Iannello e ritenuti provento della condotta illecita.
Iannello risponde di corruzione in atti giudiziari, truffa aggravata e falso.(d. g.)
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