Sedie e tavolini: permessi in 30 giorni

Firmata l’intesa tra Comune e Soprintendenza, procedura più snella. Ancora in alto mare il regolamento per i dehors

Una buona notizia per i gestori dei locali della movida che si apprestano ad affrontare il caldo della stagione estiva. Da oggi in poi le pratiche per ottenere l’occupazione del suolo pubblico saranno evase con maggiore rapidità. Tutto questo grazie ad un protocollo d’intesa che verrà sottoscritto entro e non oltre la fine di questa settimana con la Soprintendenza. Ad annunciarlo è stato il dirigente del settore Annona del Comune di Salerno, Raffaele Lupacchini, ai consiglieri riuniti ieri mattina in commissione. «Grazie a questo accordo – ha spiegato il vicepresidente Dario Loffredo – non sarà più necessario che le pratiche passino nelle mani della Soprintendenza, che a sua volta doveva poi fare ulteriori controlli. In questo modo i tempi saranno molto più snelli».

Per la precisione, il dirigente ha assicurato che i permessi saranno rilasciati in non più di trenta giorni in quanto ci sarà un unico responsabile del procedimento che si occuperà di seguire tutto l’iter della pratica. L’accordo è relativo alla occupazione del suolo pubblico con sedie e tavoli, ombrelloni e barriere frangivento di altezza non superiore al metro e sessanta centimetri.

«Naturalmente – ha spiegato sempre Loffredo – restano ferme le limitazioni contenute nell’apposito regolamento, come quella di posizionare le strutture oltre quindici metri dai luoghi di culto o quella relativa alla larghezza dei marciapiedi». L’unica differenza sarà quindi lo snellimento burocratico. Un elemento non di poco conto se si pensa che ci sono pratiche ferme da mesi, alcune anche da dicembre. Anche per questo i gestori dei locali si erano fatti sentire e avevano chiesto l’intervento dei consiglieri; erano infatti preoccupati di non riuscire ad ottenere tutte le autorizzazioni in tempo per l’inizio della stagione estiva quando diventa fondamentale offrire ai propri clienti anche dei posti all’aperto, sicuramente più freschi di quelli al chiuso. «Quello ottenuto è un risultato molto importante – ha commentato sempre Loffredo – Abbiamo affrontato questa problematica in ben quattro commissioni e, alla fine, siamo riusciti ad ottenere un risultato».

Vale la pena ricordare che il protocollo d’intesa si è reso possibile grazie anche ad alcune modifiche apportate proprio al regolamento per l’occupazione suolo pubblico ed approvate in Consiglio comunale lo scorso 20 gennaio. Tra queste anche la previsione di un accordo con la Soprintendenza, accordo che dopo circa tre mesi si è riusciti finalmente a siglare e che avrà effetti molto importanti sulla vita degli imprenditori della notte che non dovranno più seguire l’evoluzione delle loro pratiche da un ente all’altro.

Ma per una questione che si è risolta, un’altra rimane ancora aperta ed è quella relativa ai dehors, ovvero le strutture permanenti o semipermanenti con cui molti ristoratori hanno arredato l’area esterna del loro locale. Una questione che diverse commissioni hanno affrontato e cercato di risolvere con alterne fortune. Se, infatti, all’inizio si pensava fosse necessario apportare una serie di modifiche al regolamento comunale inerente l’occupazione di suolo pubblico, alla fine è stata riconosciuta la necessità di dover apportare dei cambiamenti direttamente al Ruec (regolamento urbanistico edilizio comunale) in modo da consentire un’interpretazione univoca e che evitasse sanzioni sulla costruzione di queste strutture. Il testo dei possibili emendamenti è stato anche approntato nelle commissioni ma al momento ancora nulla è passato alla votazione definitiva del Consiglio comunale, per cui i gestori dei locali si chiedono ancora come possano realizzare i dehors senza incorrere nel rischio di una sanzione se non addirittura di un sequestro. Non a caso, lo scorso mese di marzo, in occasione dell’emanazione di diciannove avvisi di garanzia ad altrettanti ristoratori proprio a causa della realizzazione di queste strutture, il consigliere comunale Antonio Cammarota aveva chiesto che venisse convocata con urgenza una commissione affinché si ponesse rimedio alla discrasia esistente tra la normativa comunale e quanto prevede la legge. Ad oggi però tale appello è ancora inascoltato.

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