IL BLITZ DELL'ANTIMAFIA

Scoppia la guerra del latte: arrestati due imprenditori

Finisce in carcere Emmanuela Botti per tentata estorsione: chiese a Gennaro Spronello vicino al clan Cesarano di recuperare 65mila euro

ALBANELLA - Si è rivolta ad un uomo vicino al clan Cesarano per riscuotere un credito. Arrestata ad Albanella l’imprenditrice Emmanuela Botti , legale rappresentante del caseificio La Bufalat srl a Matinella. Insieme a lei è finito in carcere anche Gennaro Spronello , imprenditore di Vico Equense, vicino al clan Cesarano di Ponte Persico. Entrambi sono accusati di tentata estorsione con l’utilizzo del metodo mafioso. La vittima è di un paese degli Alburni ed è gestore di un’azienda agricola. Secondo le accuse, Emmanuela Botti, che aveva con il padre della vittima un credito di 65mila euro, si sarebbe rivolta a Spronello per recuperare il denaro. E quest’ultimo avrebbe più volte intimato all'imprenditore agricolo di rendere i soldi, minacciandolo di morte e di far saltare in aria la sua attività.

«Speriamo che non facciamo una sola “zompata», minacciava Spronello il 5 novembre dello scorso anno. L'inchiesta è della Direzione distrettuale antimafia di Salerno. Le indagini sono state portate a termine dai carabinieri della compagnia di Eboli, agli ordini del capitano Emanuele Tanzilli , in stretto contatto con il sostituto procuratore della Dda di Salerno Giancarlo Russo e con il procuratore Giuseppe Borrelli . Il punto di svolta per le indagini è stata la decisione dell’imprenditore degli Alburni di collaborare con gli inquirenti. Ad occuparsi dell’attività investigativa sono stati i carabinieri del nucleo operativo, diretti dal capitano Massimo Di Franco , che hanno intercettato negli ultimi mesi decine di telefonate minatorie. «Vedete che noi parecchi più soldi dei vostri siamo andati sempre a prenderceli da quarant’anni a questa parte », avvisava Spronello l’imprenditore. E continuava. «Statemi a sentire a me, potete andare anche dalle guardie, potete andare da chi volete, noi non abbiamo problemi, noi lo abbiamo sempre messo in conto le guardie ». E ancora. «Non la passi liscia, non la passi liscia. Possono passare pure 30 anni ma non la passi liscia». In una occasione, il 2 dicembre scorso, Spronello minaccia addirittura una guerra tra clan.

«Non ti convincere che non dai i soldi alla signora… Faccio scoppiare una guerra su questo fatto dei soldi tuoi, ma una guerra tanto pesante che tu sai che dici? O mamma mia quello era così bravo quel ragazzo non l’ho preso in considerazione. Si bloccano altri … si blocca Giovanni Maiale … ti blocchi tu, vi bloccate tutti quanti proprio per far vedere, proprio per dare un segno sulla zona….». Spronello sottolinea il nome del boss Maiale, l’esponente di spicco del clan egemone nell’area di Albanella ed Eboli. «Giovanni Maiale’ te lo faccio il nome… glielo puoi andare a dire… mi ha chiamato quello di Castellammare del mercato dei Fiori, proprio così gli devi dire…». E poi: «Adesso ti dico una cosa in quarant’anni come famiglia nostra non l’abbiamo mai fatt buono a nessuno». Le minacce sono diventate sempre più forti. «Ti lego dietro la macchina, ti faccio passare un brutto quarto d’ora, vengo a prenderti a casa e ti rompo la testa. Ringrazia a Dio che i miei amici sono in galera altrimenti il problema era già risolto».

Un calvario per l’imprenditore degli Alburni terminato venerdì scorso con il fermo da parte dei carabinieri di Emmanuela Botti e Gennaro Spronello. Misura precautelare che il gip ha trasformato per entrambi in detenzione in carcere confermando la pericolosità sociale degli arrestati. Naturalmente la notizia ha fatto velocemente il giro del comprensorio dove tutti i protagonisti della vicenda sono molto conosciuti. Massimo riserbo, invece, da parte degli inquirenti. L’indagine non è chiusa.

Vincenzo Rubano