IN UNA CANTINA

Scoperta a Pontecagnanola chiesa dei soldati inglesi

Nel seminterrato di una palazzina utilizzata come quartier generale c'era il loro luogo di culto. Qui pregavano e qui furono celebrati anche dei matrimoni

Nel 1943 quella di Pontecagnano era una realtà prettamente agricola, come in parte è anche oggi. Il mare non è mai stato una grande risorsa per i suoi abitanti, eppure è proprio dal mare che all’alba del 9 settembre di 65 anni fa, poche ore dopo l’annuncio dell’armistizio, arrivarono coloro che tramutaronola cittadina alle porte di Salerno in piccolo quanto significativo segmento del mosaico della Storia.
Mosaico che proprio qualche giorno fa è stato arricchito di un altro suggestivo particolare. Nei ricordi dei sopravvissuti del quindicesimo Gruppo d’Armate angloamericane che, guidati dal generale Alexander, nel ’43 sbarcarono sulle spiagge del golfo di Salerno per liberare il meridione dai tedeschi, è viva ancora l’immagine di quella cappella creata al piano terra della palazzina che, per circa tre anni, fu da loro usata usata come postazione strategica sul golfo.
La palazzina infatti sorgeva, e sorge tuttora, in un luogo alto della città; dal tetto era possibile tenere sotto controllo gli eventuali sbarchi nemici.
Di circa tre piani, la palazzina fu requisita al legittimo proprietario, il signor Domenico Maisto che con la sua famiglia abitava nelle vicinanze e usava la palazzina come deposito e per tre anni divenne la casa di quei soldati che, in un momento tragico come quello, sentirono la necessità di adibire a luogo di culto un piano del palazzo, quello poco sotto il livello della strada. In quella cantina costruirono un altare, alle pareti dipinsero immagini sacre a cui affidarsi, sotto quelle navate alcuni di loro si unirono in matrimonio alle ragazze del luogo di cui si innamorarono. Alcuni anziani del luogo ricordano ancora la bella Maria, una ragazza di Cava de' Tirreni che all’epoca lavorava nella palazzina degli inglesi come domestica e che nella cantina adibita a cappella divenne la moglie di un soldato venuto da lontano. Sessantacinque anni fa la palazzina era immersa nel verde, la traversa Bellini, dove ora c’è l’ingresso principale dell’edificio, che dal centrale Corso Italia di Pontecagnano porta nei campi più interni, non esisteva nemmeno. Ora, dopo un periodo di disuso, è tornata ad essere quello che era prima dell’avvento degli inglesi. A metà degli anni ’90 infatti è stata comprata dal titolare del negozio di ferramente che già da parecchio tempo l’aveva in fitto come deposito. L’altare è stato distrutto, le pareti sono tornate ad essere bianche, anche se a eliminare i dipinti sembra siano stati i soldati stessi poco prima di abbandonare Pontecagnano: di religione anglicana infatti non volevano che i loro luoghi di culto, diversi da quelli della popolazione del luogo, rimanessero incostuditi o diventassero meta di scempi. Scatoloni impolverati, scaffali di ferro, carrelli e utensili vari ora occupano in lungo corridoio con i soffitti a volte, dove, più di mezzo secolo fa, venti ragazzi speravano ogni giorno di non essere uccisi.