L'EVENTO

“Scommessa tra le righe - Il rilancio dell’Editoria dal Sud”, la tavola rotonda a Salerno

L’iniziativa organizzata dal quotidiano “la Città” a Palazzo Sant’Agostino 

SALERNO - Fare il punto sul settore dell’editoria al Sud e, soprattutto, illustrare una ipotesi di rilancio del settore che parte proprio dal Mezzogiorno. Una scommessa imprenditoriale, ma anche una prospettiva: questi i temi della tavola rotonda dal titolo “Scommessa tra le righe - Il rilancio dell’Editoria dal Sud”, evento organizzato stamattina dal quotidiano “la Città” con il patrocinio della Provincia di Salerno a Palazzo Sant’Agostino alla presenza d’illustri ospiti e relatori.

A dare il “benvenuto” è il presidente della Provincia, Giuseppe Canfora: «L’editoria oggi è qui magnificamente rappresentata. La comunicazione è anzitutto trasmettere valore, una battaglia culturale che va condotta anche sul web, garantendo la qualità dei contenuti».

A seguire, parola al direttore generale di Edizioni Salernitane srl, Giuseppe Carriero: «La pubblicità legale è una principale fonte di sostentamento per l’editoria, soprattutto locale. Un bene così importante come la libertà di stampa non può essere lasciato solo agli imprenditori locali che faticano a chiudere il bilancio in pareggio. C’è bisogno di uno sforzo da parte di tutti».

Così Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, moderatore dei lavori: «Siamo in un momento importante e delicato per la nostra categoria, che ci impone un grande impegno, soprattutto per i colleghi più giovani che sono affascinati da questo mestiere».

La relazione introduttiva al dibattito è affidata al direttore del quotidiano “la Città”, Antonio Manzo: «È il 18 settembre, la data in cui morì Jimi Hendrix, il più grande chitarrista di tutti i tempi. Fu lui a dire che “la conoscenza parla ma la saggezza ascolta”. Detta da uno come lui, che spese una vita tra genio e sregolatezza”, è un insegnamento importante. È anche il giorno della fondazione dello New York Times, nel 1851. Abbiamo localizzato al Sud un’operazione di rilancio. Ma la territorialità per noi non è un alibi, non è un bonus né un “fatemi passare”. Nessuna concezione errata o forviante. La meridionalizzazione avrebbe fatto assumere al Paese i più deleteri vizi. La crisi dell’editoria è una grande opportunità di cambiamento culturale, sia per i lettori che per i giornalisti, per non restare fermi alla stagione di un rapporto governato dalle prove di forza. La crisi deve riadattare stili e comportamenti. Bisogna interpretare il cambiamento, la trasformazione. Così come fece “Il Giorno”, che nella sua rivoluzione ebbe anche una grande direttore amalfitano come Gaetano Afeltra. Il professor Masullo, il più grande filosofo italiano vivente, in un’intervista al nostro quotidiano ha detto: “Se uno viene colpito a bastonate ha un tempo di ripresa, più o meno lungo”. Viviamo tutti in un momento di disorientamento, se i giovani sono sfiduciati la colpa è nostra. Bisogna riscoprire l’umiltà della notizia, con la ricchezza del racconto che la rimanda al lettore, trattandola come attenti cardiochirurghi». Antonio Manzo ha chiuso il suo intervento con un video di pochi secondi: Italia-Germania 4-3, la memorabile semifinale del Mondiale - all’epoca Coppa Rimet - Messico ’70. «Noi siamo questi: cuore, cervello, sfide e sudore. Per questo non ci fermeremo davanti alle prossime sfide», ha chiosato il direttore de “la Città”. 

«Qui ci sono tanti capitani coraggiosi», le parole del rettore dell’Università degli Studi di Salerno, Aurelio Tommasetti. «Il rapporto dell’UniSa con il mondo del giornalismo è forte. Le classifiche nazionali indicano che sui nostri territori i lettori sono in forte calo e quella che va condotta è una battaglia culturale fondamentale per le nuove generazioni. Momenti come questo sono importanti per valorizzare una professione nobile e un settore fondamentale per lo sviluppo della nostra società».

Per Raffaele Schettino, direttore del quotidiano “Metropolis”, «abbiamo tanta strada da percorrere per far capire quanto importante sia l’informazione, è il tempo del coraggio perché il giornalismo è a un bivio: o va in un precipizio o riconquista il suo ruolo, a difesa dei territori e della libertà di stampa». E continua: «Affrontiamo un’innegabile crisi interna, professionale, e una esterna dovuta agli attacchi propagandistici che ci vengono sferrati. Il giornalismo deve avere il coraggio di volere più in alto, con gli approfondimenti e la qualità. Per riuscirci occorrono però risorse. Così riusciremo andare oltre».  

Dalla Campania alla Calabria. «I nostri indici negativi di lettori si scontrano con il bisogno d’informazione che c’è», spiega Antonella Dodaro, amministratore delegato di Publifast (Quotidiano del Sud). «Abbiamo giornalisti sotto scorta per minacce della criminalità organizzata ma andiamo avanti con motivazione e coraggio. Per i piccoli quotidiani del Mezzogiorno è impossibile continuare a tagliare. Occorrono strategie di rilancio. Se ci tolgono anche la pubblicità legale sarà molto difficile andare avanti».  

A fotografare ancor più nel dettaglio la situazione è Vito Di Canto, del Network Diffusione Media-Di Canto spa: «Mi occupo di distribuzione da oltre 40 anni. Siamo quelli che fanno arrivare i giornali sotto casa vostra. La crisi del settore coinvolge tutti. Noi viviamo sul venduto. In Italia sono rimaste aperte soltanto 23mila edicole. Al mio amico Andrea Riffeser Monti chiedo di fare opera di sensibilizzazione con il Governo, con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per spendersi affinché arrivi un po’ di fatturato alla categoria degli edicolanti, con i tabacchi e con tutte le altre iniziative che diano respiro a questo settore. Noi garantiamo ancora le due copie in paesi del Salernitano di 500 e mille abitanti, dove non ci sono banche né uffici postali. Ma abbiamo bisogno di aiuto».

Ascolta, prende appunti e interviene parlando a trecentosessanta gradi il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «La dimensione pedagogico-formativa della carta stampata è fondamentale per non avere una generazione di superficialità e di rancore. Ve la immaginate una società senza giornali? Senza l’intermediazione dei giornalisti e degli editori? Un’assenza della critica e del dibattito nel Paese. Il concetto non è difendere una categoria ma costruire una società. Occorre coniugare cultura ed economia, conoscenza e informazione, mettendo le persone al centro della cittadinanza e le aziende al centro dell’economia. Vito Di Canto ha chiarito bene: senza edicole, senza distribuzione, non ci saranno più giornali e quello che diamo per scontato non ci sarà più. Sono nato in un’azienda di stampa e il mio non è un “conflitto d’interessi” imprenditoriale ma culturale. L’odore dell’inchiostro e della carta per me è l’odore della libertà. Lì ho imparato il rispetto, il confronto, la passione per la lettura, partecipando ad incontri con intellettuali, politici, persone d’alto profilo che mi hanno formato e arricchito. I giovani sono la soluzione del Paese, chiedono scelte coerenti, occorre dare centralità alla questione occupazionali. Il video proiettato dal direttore de “la Città” Antonio Manzo ci ricorda che vince chi non si stanca mai. Se la politica dice che si disinteressa dello spread vuol dire che non ha capito i fini della crescita di una società inclusiva, aperta, non patriarcale. Spero che queste cose che dico non facciano nascere una legge contro Confindustria. Noi siamo i libri che abbiamo letto, le persone che abbiamo amato, gli amici che abbiamo avuto».

Conclusioni affidate ad Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, Federazione italiana editori giornali: «Esco arricchito da questa giornata e giovedì, nell’incontro con il sottosegretario Crimi, sarò ancora più rigoroso. È la prima volta che la Fieg raccoglie tutti gli editori. La Federazione sarà dura, solida, vuol difendere 50-60mila posti di lavoro. La trasformazione dalla carta stampata al digitale deve essere accompagnata dal Governo in modo responsabile, con una Legge che duri dieci anni e venga condivisa in Parlamento da tutti i partiti politici. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha a cuore la libertà di stampa e la democrazia. Noi andremo avanti con le nostre iniziative per lo stop alle rassegne stampa che abbiamo già denunciato; per rafforzare il rapporto tra sindaci, editori ed edicolanti; per gli accordi con l’Abi per il sistema bancario; per cercare di avere rapporti con tutti, così da creare una comunità che renda il giornale al servizio dei territori. Se alziamo la voce e stiamo tutti uniti il Governo capirà le nostre esigenze e le nostre ragioni».