la difesa

Scognamiglio: «Non io al telefono ma mia cognata Anna»

SALERNO. Il giudice Anna Scognamiglio esce allo scoperto e si difende dalle accuse mossegli in questi giorni. «Mi sento a dir poco preoccupata ed enormemente amareggiata dal fatto che, mentre io sono...

SALERNO. Il giudice Anna Scognamiglio esce allo scoperto e si difende dalle accuse mossegli in questi giorni. «Mi sento a dir poco preoccupata ed enormemente amareggiata dal fatto che, mentre io sono totalmente ignara degli atti di causa e posta, quindi, nell’impossibilità di difendermi, si celebri al contempo un processo mediatico ai miei danni con relativa condanna definitiva». Ed è per questo che si sente in dovere di fare alcune precisazioni.

«Non ricordo assolutamente - spiega - se alla fine dell’udienza del 17 luglio ebbi a telefonare a mio marito; non mi sento di escluderlo in maniera categorica ma è possibile poichè si era fatto molto tardi ed i ragazzi erano rimasti da soli a casa; ciò che posso escludere in maniera assoluta è che io abbia potuto comunicare a terzi, e quindi anche a mio marito, che era stata già presa una decisione definitiva favorevole a De Luca, nè tantomeno che io abbia potuto pronunciare “è fatta”, espressione che non appartiene al mio solito modo di dire».

Nella dichiarazione diffusa dal legale della donna, la stessa aggiunge che: «Ho potuto eventualmente soltanto dire con sollievo che l’udienza era finalmente terminata» e specifica «al termine dell’udienza del 17 luglio mi trattenni ancora un po’ di tempo con i miei colleghi ma certamente, in tale occasione, non scrivemmo nè il dispositivo nè la motivazione dell’ordinanza anche perché vi erano ancora da esaminare le questioni illustrate, nel corso dell’udienza da numerosi avvocati; il deposito del provvedimento avvenne il 22 luglio e, fino a tale data, era ben possibile rivalutare in tutto o in parte le questioni da decidere».

Proprio per questo, il giudice dice di trovare «inquietante che sia stata resa pubblica una intercettazione che non è dato sapere se effettivamente esiste e se è stata fedelmente riportata».

Ma il chiarimento prosegue. «Quanto all’intercettazione relativa ad un mio presunto colloquio con mio marito nel corso del quale si discuteva dei possibili incarichi da ottenere, preciso che respingo con forza la veridicità della stessa ed osservo al riguardo: non posseggo una barca e non sono mai stata a Ponza». A dimostrazione di questo, ricorda che «il giorno primo agosto io e mio marito ci eravamo recati in Puglia per portare i ragazzi a mare nella nostra multiproprietà a Lido Marini per il periodo di nostra spettanza (prima settimana di agosto), così come posso ampiamente e documentalmente dimostrare. Mio marito rientrò a Napoli da solo, il giorno successivo, 2 agosto, data dell’intercettazione. La persona con la quale parla non posso essere io poichè egli dice: “sto partendo da solo”. L’interlocutrice deve con ogni probabilità identificarsi con la sorella di mio marito che si chiama Anna come me e che, se ben ricordo, proprio in quel periodo si trovava in barca a Ponza. Tutto il discorso relativo ai possibili incarichi che potevano essere conferiti a mio marito non intercorse, quindi, con me, ma con persona diversa». La conclusione, quindi, è che «quanto meno le due intercettazioni sono state totalmente distorte da chi le ha trasmesse agli organi di stampa conferendo loro un inequivoco significato accusatorio nei miei confronti».

Intanto, Antonello Ardituro, componente della prima commissione del Csm ha assicurato che l’organismo «farà le sue valuzioni in pochissime settimane», proprio facendo riferimento al caso della collega Scognamiglio. Ed ancora il giudioce napoletano chiarisce un altro passaggio di una conversazione intercettata, nella quale spiega “l’equivoco”: «Tutto il discorso relativo ai possibili incarichi che potevano essere conferiti a mio marito non intercorse con me ma con persona diversa», che «deve, con ogni probabilità identificarsi con la sorella di mio marito che si chiama Anna come me» ha spiegato Anna Scognamiglio.

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