Scognamiglio: «Non conosco De Luca»

Il giudice si difende davanti al Csm. «Sono tranquilla. La mia posizione sarà sicuramente archiviata»

SALERNO. È tranquilla Anna Scognamiglio, il giudice del Tribunale di Napoli indagata nell'inchiesta che ha coinvolto anche il presidente della Campania Vincenzo De Luca. Ed è convinta che tutto si risolverà in una bolla di sapone con l’archiviazione della sua posizione. Anzi ci sarà, a suo dire, un cambio repentino del suo coinvolgimento negli atti sotto la lente d’ingrandimento della Procura romana e da indagata passerà dall’altra parte delle barricata, diventando addirittura “parte offesa”. «Sono molto tranquilla – evidenzia al termine della sua audizione davanti al Consiglio superiore della magistratura – e resto in attesa dei risultati delle indagini, che saranno archiviate sicuramente».

Il magistrato napoletano è stata ascoltata dalla prima commissione di Palazzo dei Marescialli che, a seguito dell’indagine penale, ha aperto la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale. E, al termine dell’incontro, durato circa due ore, la Scognamiglio non si è sottratta a rispondere ad alcune domande, parlando anche dell’inchiesta in corso e dando alcuni chiarimenti sul suo ruolo. «Non ci sono elementi oscuri - spiega - ma è tutto chiaro. Mi affido alle istituzioni e ribadisco di non conoscere affatto il presidente De Luca, se non dagli atti processuali».

Il giudice, infatti, è stato relatore dell’ordinanza con cui il Tribunale di Napoli ha sospeso gli effetti della legge Severino per De Luca, consentendogli di rimanere in carica. Proprio questo particolare è al centro dell’inchiesta, perché il marito del giudice Scognamiglio, Guglielmo Manna, avrebbe tentato, a sua insaputa, di “vendersi”, con l’aiuto di altre tre persone, la sentenza favorevole per ottenere un incarico manageriale nelle Asl campane. Agli atti ci sono diverse intercettazioni, telefoniche e ambientali, anche se solo alcune riguardano colloqui tra Manna e Scognamiglio e mai si fa esplicitamente riferimento ai presunti “favori”. Assieme a Scognamiglio, De Luca e Manna destinatari degli avvisi di garanzia sono stati anche l’ex capo segreteria del governatore, Nello Mastursi, il capolista di Campania libera ad Avellino, Giuseppe Vetrano, il caposala del Santobono Giorgio Poziello e l’avvocato Gianfranco Brancaccio.

Scognamiglio, ancora una volta ribadisce la sua estraneità ai fatti contestati, parlando di De Luca come «una parte processuale come tante». E su quel provvedimento di cui è stata relatrice sottolinea che si è trattato di un atto «molto motivato». Durante l’audizione al Csm il magistrato si è fatta accompagnare e assistere dal suo legale, Giuseppe Lucantonio. E anche il difensore parla di un «clima sereno».

«Abbiamo la massima fiducia del Csm – aggiunge Lucantonio – e la mia assistita a breve diventerà parte offesa di un procedimento». A detta del legale, infatti, si «è parlato di intercettazioni che non c'erano o che riguardavano altri». Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: «Facciamo il nostro dovere – specifica - perché siamo assolutamente convinti che alla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura debba corrispondere un esercizio rigoroso delle azioni disciplinari e del controllo dell’illegalità sulle anomalie che andiamo via via riscontrando». «Dall’efficacia di queste attività affidate al Csm – conclude - dipende anche l’autorevolezza e il prestigio della magistratura italiana».

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