terra dei fuochi

Schiavone: «I fusti tossici smaltiti per 500mila lire»

NAPOLI. Per ogni fusto tossico smaltito nelle campagne della Campania la camorra incassava 500mila lire a fronte dei due milioni e mezzo necessari per il “ciclo” ordinario. Rifiuti gettati a decine...

NAPOLI. Per ogni fusto tossico smaltito nelle campagne della Campania la camorra incassava 500mila lire a fronte dei due milioni e mezzo necessari per il “ciclo” ordinario. Rifiuti gettati a decine di metri di profondità, fino a toccare le falde acquifere. E ancora: scarti finiti in “laghetti”, sorti lungo il litorale domizio, dove si è dapprima dragata la sabbia utilizzata per confezionare calcestruzzo. È questo lo scenario, raccontato 16 anni fa, dal pentito dei Casalesi, Carmine Schiavone, in un’audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti. Ora quel racconto, rimasto segreto, è diventato pubblico ma in questi anni le indagini della magistratura sono andate avanti e sono state fatte tutte le dovute verifiche su quanto raccontato. Schiavone, nel 1997, ha ripercorso la storia dell’avvelenamento delle terre tra Caserta e Napoli, iniziando da quanto avvenuto nel 1991 quando un autista italoargentino si ferì gravemente agli occhi mentre scaricava, in un terreno tra Villaricca e Qualiano, alcuni fusti con sostanze corrosive. In quell’area, ha detto, sono state scaricati 520 fusti. I clan in quegli anni capirono che quello dello smaltimento dei rifiuti - soprattutto degli industriali e delle sostanze nocive - poteva essere un business da centinaia e centinaia di milioni di lire al mese. Scarti industriali provenienti dal nord con una lunga teoria di camion, che viaggiavano attraverso le strade di mezza Italia. “Contratti” conclusi, ha detto Schiavone, da procacciatori che ben si sapevano muovere. I rifiuti venivano scaricati di notte e le pale meccaniche vi spargevano velocemente sopra del terreno. Ma talvolta la spazzatura finiva anche a 20 o a 30 metri di profondità. Le scorie venivano da diverse regioni del Nord: sostanze che dovevano essere lavorate diversamente e che finivano puntualmente in Campania. Sulle carte però tutte le operazioni erano regolari.

Le rivelazioni di Schiavone hanno suscitato reazioni da più parti.Per Legambiente, “è come il segreto di Pulcinella: tutti sapevano. La vera partita, ora si gioca sulle bonifiche e sull’individuazione delle realmente avvelenate.