IL GIALLO DI VIA CROCE

Schianto mortale a 16 anni «Investito: riaprite il caso»

I genitori di Vittorio consegnano il dossier a Borrelli e denunciano tre ragazzi

CETARA -  «Nostro figlio è morto investito da uno scooter». Più d’una tesi: a 1.052 giorni dall’inizio d’una travagliata crociata in nome della verità, per Domenico Senatore, 51 anni, e la moglie Monica Ferraro, 48, è un dogma che il loro Vittorio, giovane cetarese – ma residente a Cava de’ Tirreni – classe 2003, nella notte buia tra il 14 ed il 15 settembre 2019, abbia perso la vita schiacciato dalle ruote d’uno degli scooter degli amici d’allora. Un assioma messo nero su bianco che ieri, per mezzo d’una denuncia, è finito sulle scrivanie del procuratore capo della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli e dell’aggiunto Francesco Soviero. Un accorato appello a riaprire le indagini sulle ultime ore della brevissima vita di Victor , appena 16 anni. E stavolta la denuncia non è a carico d’ignoti: i Senatore, assistiti dal penalista battipagliese Vincenzo Forte, riportano nomi e cognomi.

I tre denunciati. Accusano tre amici del figlio: i primi due – quelli in sella allo scooter che, a loro dire, avrebbe sormontato il corpo di Vittorio – d’omicidio stradale, il terzo – che in quella notte maledetta, in via Croce di Salerno, al confine con Vietri sul Mare, era sullo stesso ciclomotore della vittima – di favoreggiamento personale. «Siamo in possesso – scrivono i Senatore – di nuove informazioni, nuove evidenze di rilevante interesse utili a provare l’avvenuto investimento e a individuarne i colpevoli, sconfessando l’intero contenuto probatorio dell’archiviato procedimento, superando le tesi sostenute dal pm e dai suoi consulenti». Piccato rimando all’epilogo delle indagini coordinate dalla pm Mafalda Daria Cioncada ed archiviate il primo aprile d’un anno fa da Giovanna Pacifico, gip del Tribunale di Salerno, che rigettò l’opposizione avanzata dai genitori. La ricostruzione ufficiale della Procura (che non s’è mai avvalsa di autopsia): alle 2,20 di notte, lungo il rettilineo percorso dal gruppo d’amici in sella a un nugolo di scooter (e a bordo di un’auto), Vittorio – per gli inquirenti alla guida del mezzo – e l’amico inspiegabilmente perdono il controllo del mezzo. Alle 7,10 del mattino, all’ombra dell’ospedale “Ruggi”, il 16enne cetarese esala l’ultimo respiro, ucciso dalle gravissime lesioni interne provocate esclusivamente dallo scivolamento lungo l’asfalto. Narrazione che non ha mai convinto i Senatore né i loro consulenti tecnici, i medici legali Angelo Rizzo e Giuseppe Consalvo, a dir dei quali quelle tipologie di ferite – scoppio del fegato, distacco del rene, fratture costali – le può causare solo lo pneumatico sull’addome: altro che asfalto e marciapiedi “fantasma”.

Gli amici e lo scooter. Dubbi condivisi da oltre 5mila persone che hanno dato vita al gruppo “Uniti per Vittorio”: pure la redazione de Le Iene s’è interessata al caso. Perché Vittorio possa riposare in pace, i genitori si sono tramutati in detective fai-da-te. In autonomia hanno raccolto prove trascritte da un consulente e affidate al capo dei pm salernitani. Testimonianze, successive all’archiviazione, d’amici del figlio che quella notte non erano in via Croce e che, a domanda precisa sull’accaduto, sarebbero stati invitati da uno dei presenti – parola loro – a chiederne conto ai due ragazzi che erano dietro e che sarebbero finiti addosso al 16enne. Testimonianze d’un carrozziere che ha riferito al papà di Vittorio d’aver riparato, dopo la morte del figlio, solo le scocche dello scooter del giovane che, per i familiari, avrebbe investito il ragazzo: singoli pezzi, «senza mai portare né fargli vedere il ciclomotore», si legge nell’atto di denuncia.

I vestiti e il politico. Testimonianze d’un rappresentante delle onoranze funebri che quella notte, nell’obitorio del “Ruggi”, ha visto un ematoma nero sull’addome e su un fianco di “Victor”, e ha raccontato ai genitori del giallo dei vestiti, che avrebbero potuto dare ulteriori ragguagli se avessero presentato segni di pneumatici: gli indumenti del giovane e le scarpe, davanti all’operatore, sarebbero stati riposti in una sola busta. L’uomo ipotizzava che li avrebbero buttati, ma soltanto le scarpe poi sarebbero state consegnate ai genitori di Vittorio (solo nel giorno dei funerali) da un politico della Costiera – espressamente menzionato nella denuncia – che è legato da rapporti di parentela ad uno dei ragazzi coinvolti e che, a detta dei Senatore, «la notte dei fatti stazionava nei locali dell’ospedale per tutto il tempo, interloquendo anche con il personale sanitario, non sappiamo a che scopo e in che veste».

Gli esami... al cimitero. Nella cartella clinica che l’Azienda ha consegnato ai genitori di Vittorio, tra l’altro, si legge d’emocromi ed altri esami effettuati tra le 17 del 15 (quando il ragazzo, morto da dieci ore, era già in obitorio) ed il 16. Cioè nel giorno dei funerali. Forse una svista. Un altro punto interrogativo. «Siamo fiduciosi – fa sapere l’avvocato Forte – che questa volta sia quella buona per rendere giustizia al povero Vittorio. Ci affidiamo fiduciosi alla magistratura che saprà compiere tutte le indagini utili». E dare una risposta certa. Un dogma dopo tre anni orribili lastricati di dubbi.