Scarano scrive al Santo padre «Ho le prove della mia onestà»

In una lettera dello scorso 20 luglio inviata a papa Francesco l’alto prelato racconta la sua verità e chiede un incontro «segreto»

«La documentazione in mio possesso, presso i miei legali, è prova della mia onestà e di tutte le battaglie fatte contro l'abuso dei miei superiori laici, ben coperti e protetti da alcuni signori cardinali, che erano e sono rimasti come i "famosi scheletri degli armadio" e ben ricattati, usati e gestiti dai miei "superiori laici"». È l'accusa lanciata da monsignor Nunzio Scarano dal carcere di Regina Coeli nella lettera scritta a Papa Francesco. "Circa le mie operazioni bancarie presso lo Ior - aggiunge Scarano - sono state sempre fatte sotto consiglio della direzione dei signori dirigenti e giammai ho abusato di cortesie o cose di altro genere. Sempre tutto secondo al legge canonica dello Ior". Nella lettera Scarano ricorda al papa che "sono stato barelliere a Lourdes per 26 anni e miracolato di un brutto male all'età di 17 anni e più volte operato. Conosco la sofferenza fisica e il dolore che si prova nel curare i malati avendo fatto volontariato in ospedale per ben otto anni, prima di iniziare il mio lavoro in Vaticano". La missiva è partita dal carcere di Regina Coeli a Roma, il 20 luglio 2013. "Per questo motivo - continua il prelato accusato di riciclaggio - risparmiavo e conservavo e grazie ai miei benefattori, quel denaro che, presto, avrei dovuto e "fortemente desiderato", iniziare a costruire la casa per i malati terminali in Salerno, per quelle persone che non hanno la possibilità di essere curate nella fase ultima della loro vita, presso le loro famiglie ormai distrutte dal dolore, visto che gli ospedali rifiutano i malati terminali!".

"Io presso l'Apsa, sezione straordinaria, ero l'unico prete e ben poco mi era consentito fare, pur avendo chiesto aiuto, più volte, al Sig. Cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale del Beato Giovanni Paolo II". È quanto racconta monsignor Nunzio Scarano: "Poi chiesi udienza a S. E. Card. Angelo Sodano - scrive ancora il presule - ma l'astuto e furbo mons.Giorgio Stoppa, riuscì a non farmi ricevere e per giunta punirmi, spostandomi in altro ufficio e facendomi continuamente controllare, perchè?". "Santità non voglio approfittare della sua bontà - aggiunge Scarano - spero solo di poterle consegnare "segretamente" il mio plico di documenti che comprovano quanto detto e rafforzano fortemente il Suo grande e coraggioso operato per riordinare "finalmente" la triste realtà amministrativa, economica e finanziaria della Santa Sede e tutti gli abusi annessi e connessi. Mentre la ringrazio per l'attenzione, imploro con cuore umile e sincero la sua paterna ed filiale benedizione".