Scarano, la Banca d’Italia indaga sui conti allo Ior

L’Unità di intelligence finanziaria si è rivolta all’Aif di Città del Vaticano per verificare i movimenti del sacerdote salernitano e sulla sua attività all’Apsa

Dopo la bufera scatenatasi sul patrimonio economico accumulato da monsignor Nunzio Scarano, nei giorni scorsi l’Uif (l’Unità di intelligence finanziaria) della Banca d’Italia ha chiesto dettagliate informazioni all’Aif vaticana, diretta da René Bruhelart sui movimenti del conto posseduto da monsignor Scarano allo Ior, e sulla sua attività all’Apsa (dal cui incarico è stato sospeso). Nessuna anomalia era stata infatti segnalata dal sistema Aml/Fct (antiriciclaggio) vaticano. Con Scarano, sotto la lente d’ingrandimento finisce nuovamente lo Ior e questa volta per le indagini relative all’accusa di riciclaggio da parte della Procura di Salerno nei confronti di monsignor Scarano, responsabile del servizio contabilità analitica della sezione straordinaria dell’Apsa. Presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, l’Apsa funziona da banca centrale. La sezione straordinaria (si occupa di titoli, azioni e in genere beni mobili) è affidata a Paolo Mennini, figlio di Luigi (amministratore dello Ior ai tempi di Marcinkus), capufficio di Scarano. Insomma un bell’intrigo su cui sta indaganto la procura salernitana - il fascicolo è stato aperto dal sostituto Elena Guarino -. Un intrigo che ha destato clamore soprattutto per le persone coinvolte: non solo il sacerdote che da anni svolge il suo ministero a Roma, ma anche tanti facoltosi professionisti. È a loro che, tre anni e mezzo fa, Scarano si sarebbe rivolto per mettere fine alla sua partecipazione alla società immobiliare “Nuova Luce”. Il monsignore, infatti, aveva la necessità di reperire 560mila euro per togliere l’ipoteca che era stata messa su un appartamento di sua proprietà come garanzia su un mutuo contratto dall’ immobiliare. La scelta di ricorrere all’aiuto di 56 amici disposti a versare assegni da 10mila euro facendoli figurare come donazioni sarebbe stata suggerita - secondo la versione di monsignor Scarano - dalla commercialista che all’epoca ne curava la contabilità. Ma non si sarebbe affatto trattato di atti di generosità compiuti dagli amici salernitani del sacerdote dal momento che la somma versata con assegni sarebbe stata restitui in contanti. Un doppio passaggio di denaro che ha fatto ipotizzare il reato di riciclaggio. (c.p.)

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