Scarano ai pm: «Mi hanno sparato»

Il monsignore racconta di un attentato subìto a Eboli e parla di antiche amicizie con il sindaco De Luca e gli Amato

«Quando ero sacerdote a Eboli sono stato ferito a colpi di arma da fuoco e mi hanno incendiato la parrocchia, a bivio Santa Cecilia». Monsignor Nunzio Scarano lo dice agli inquirenti salernitani nell’interrogatorio dello scorso giugno, pochi giorni prima di essere arrestato a Roma. Gli episodi, tuttora avvolti dal mistero, sarebbero avvenuti nel 1987. E a magistrati e finanzieri, che lo ascoltano per l’inchiesta sul riciclaggio, lui li racconta collegandoli a un impegno per i tossicodipendenti. Parla anche delle sue amicizie, nella Piana del Sele come a Salerno, e delle donazioni, sia occasionali sia periodiche, finite sui suoi conti. A Eboli avrebbe ricevuto oltre 200 milioni di lire da tale Assunta Rago, soldi utilizzati per l’acquisto di una casa a Pastena. Poi ci sono i 50 milioni di lire donatigli dal barone Benito Iemma (amico dell’armatore Antonio D’Amico). «Servivano per i drogati» dice agli inquirenti, ma aggiunge pure che «la parte non spesa in opere di bene fu da me versata sul mio conto corrente».

Nel tentativo di giustificare il suo ingente patrimonio, Scarano, accompagnato dall’avvocato Silverio Sica, racconta al procuratore Franco Roberti e al sostituto Elena Guarino delle amicizie influenti che spaziano dal mondo dell’imprenditoria a quello della nobiltà: «Oltre ai D’Amico ho avuto nel corso degli anni anche tanti altri benefattori» rivela. I 560mila euro in contanti, scambiati con assegni circolari per estinguere un mutuo e oggetto dell’accusa di riciclaggio, sarebbero stati accumulati sul conto allo Ior grazie ai versamenti periodici degli armatori D’Amico, della principessa Mimosa Parodi Delfino «che mi ha fatto donazioni sin dai tempi in cui la moneta legale era la lira», e della contessa Frescobaldi. Agli inquirenti, che vogliono sapere se su quei conti sono arrivati anche i soldi di altri imprenditori salernitani risponde «non ricordo, ma non credo». Conferma però alcuni rapporti di conoscenza o amicizia. «Conosco Antonio Amato – dichiara – quando sono stato ordinato sacerdote il cavaliere Giuseppe Amato mi ha regalato 10 milioni di lire e un analogo regalo l’ho ricevuto da Anita Menna». E rivela di un antico rapporto con il sindaco Vincenzo De Luca: «Lo conosco fin da ragazzo. Lui sa di tutto il progetto che ha accompagnato la casa per gli anziani». L’amicizia, «un rapporto molto confidenziale», è stata confermata da Tiziana Cascone, l’ex commercialista del prelato che curò per lui lo scambio tra soldi e assegni e che agli investigatori riferisce di aver saputo dallo stesso don Nunzio, due anni fa, di una sua partecipazione a una riunione con i D’Amico, i Gallozzi e il sindaco De Luca.

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