Scarano: 4 milioni verso la confisca

La requisizione dei beni del prelato riguarda immobili e un conto corrente

Di circa 4 milioni è il patrimonio di monsignor Nunzio Scarano avviato alla confisca. A questa decisione sono arrivati i giudici del Tribunale di sorveglianza di Salerno. La requisizione dei beni riguarderà immobili per un valore commerciale di 3,1 milioni di euro. In questo elenco è compreso l’appartamento di via di via Romualdo Guarna, nel centro storico di Salerno, dove il prelato ha trascorso 14 mesi agli arresti domiciliari.

Altri 800mila euro, invece, sono i soldi sequestrati su un conto corrente bancario. Per i giudici quel denaro sarebbe dei cugini D’Amico. Il tribunale, infine, ha rigettato la richiesta del pm Elena Guarino. Il magistrato inquirente aveva chiesto l’applicazione di una misura preventiva personale a carico di monsignor Scarano. La pm chiedeva l’obbligo di dimora per due anni a Salerno per evitare che il prelato, coinvolto in processi di riciclaggio ed usura, anche fuori regione, si allontanasse.

Tale misura non è stata ritenuta necessaria dai giudici che, comunque, hanno avviato alla confisca più della metà del patrimonio riconducibile all’ex responsabile dell’Apsa in Vaticano. Accolte, in parte, le ragioni della difesa rappresentata dall’avvocato Silverio Sica. All’udienza davanti ai giudici della sezione di sorveglianza di Salerno c’era un patrimonio stimato intorno ai sei milioni di euro. Si tratta di beni già sottoposti a sequestro preventivo e sui quali il sostituto procuratore Guarino ha chiesto la confisca per rendere più complessa un’eventuale procedura di rimozione dei sigilli.

Per la procura salernitana, monsignor Scarano sarebbe un soggetto di una «pericolosità sociale». Il timore per la magistratura è che il prelato possa reiterare i reati se rimesso in possesso dei suoi beni. Nei suoi confronti sono ora in corso due processi, uno per l’ipotesi di riciclaggio (in uno scambio tra soldi e assegni circolari per il rientro in Italia di una cospicua somma di denaro) e l’altro con la contestazione di usura.

Dopo una prima richiesta su beni immobili e conti correnti, la procura ha aggiunto alla richiesta di confisca anche le quote societarie dell’immobiliare Nuen, di cui il monsignore sarebbe stato socio di maggioranza con il 90 per cento delle quote. I giudici, al momento, hanno “congelato” beni e denaro per circa 4 milioni di euro. La procedura di confisca evita un’eventuale ritorno in possesso dei beni del principale indagato. Intanto, si resta in attesa della definizione dei due procedimenti penali che ancora pendono sul capo di monsignor Scarano.

Massimiliano Lanzotto

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