Scandalo case popolari, morosi da trent’anni 

Indagati i dirigenti dell’ufficio beni ex Iacp in carica dal 1988. C’è chi ha rateizzato il debito e chi deve ancora 44mila euro

Doveva essere l’anno degli sfratti, una maxi operazione per il ripristino della legalità. Ma nessuno degli inquilini irregolari è stato cacciato. «Chiameremo l’esercito, ricorreremo a tutti i mezzi disponibili», fu l’annuncio del vicesindaco Di Benedetto. Era settembre. Da allora non si è mosso niente. La riscossa per le famiglie oneste non c’è stata. La legalità non ha vinto, nonostante decine di inchieste giornalistiche. Ed ieri il quotidiano torinese “La Stampa” ha portato alla ribalta nazionale uno scandalo dai contorni irripetibili tra clientela e illegalità diffusa. E, soprattutto, l’inattività del Comune a ripristinare la Legge con le sue regole. Le famiglie in regola resteranno in lista di attesa, aspettando un appartamento da liberare, un cambio di residenza, un inquilino deceduto.
È successo al rione Paterno, 15 mesi fa. È scritto in una lettera dell’Iacp del 21 agosto 2017, inviata al Comune. «C’è un appartamento in via don Gino Patron. È vuoto e va assegnato». Nella lista Iacp c’erano altre sei abitazioni vuote, da assegnare. I fascicoli sono accatastati negli uffici. Gli sfratti rinviati sine die. Una data precisa non c’è. Ma è il capitolo morosi che è davvero inquietante. C’è chi non paga da venti anni, finanche la modesta cifra di 44 euro al mese. Qualcuno vuol pagare, altri vogliono capire. Sono tutti inquilini debitori, chi da anni, chi da tre decenni. L’affitto al Comune? Mai pagato. C’è chi si lamenta per l’umidità delle case, chi per il lavoro perso. Il record di morosità è di 44mila euro e spetta a una famiglia di ebolitani che non ha mai pagato l’affitto dagli anni Ottanta a oggi. La macchina degli sfratti si è rimessa in moto grazie alla Guardia di Finanza. Nel settembre scorso, tutti i dirigenti dell’ufficio case dal 1988 al 2018 sono finiti sotto accusa. L’indagine riguarda i mancati incassi degli affitti.
Per sfrattare i 193 inquilini morosi a Eboli è al lavoro un solo dipendente comunale. L’ultimo assunto, con un contratto a tempo determinato, sta verificando nomi e posizioni di duecento famiglie. Quaranta famiglie hanno raggiunto l’ufficio in via Ripa e hanno chiesto di pagare. I debiti verranno sanati a rate. La legge lo consente, lo sfratto verrà bloccato. Tutti gli altri invece dovranno lasciare l’alloggio. La novità è che il governo Conte ha stanziato anche i soldi per gli sfratti. Il ministro Salvini ha garantito la copertura finanziaria dell’operazione. Manca solo la volontà del Comune.
Il giorno X da calendarizzare. La posizione più imbarazzante riguarda le sorelle di due politici. Il titolo di possesso della casa è stato dichiarato nullo nel 2014. L’operazione di sfratto è esecutiva da quattro anni. Ma non si procede. Perché gli sfratti non partono? I soldi ci sono, i provvedimenti sono esecutivi, manca il personale. Con un solo dipendente in ufficio, ci vorrà almeno un altro mese per far partire la macchina degli sfratti. L’ipotesi è ottimistica. Finora, gli annunci fatti sono stati tutti smentiti e rinviati.
Francesco Faenza
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