Scandalo al Consorzio di Bacino A processo gli ex dirigenti

Rinviati a giudizio Barbirotti, Arcieri, Barbato e altre sei persone. Al consigliere regionale la solidarietà di Mucciolo e Valiante

Nove rinvii a giudizio, un patteggiamento e un’archiviazione: il gup Dolores Zarone ha chiuso così la fase preliminare dell’inchiesta sul Consorzio di bacino Salerno 2, fissando all’11 novembre l’inizio del processo che vede imputati, tra gli altri, l’ex presidente e consigliere regionale Dario Barbirotti (foto), l’ex direttore generale Filomena Arcieri (ora alla guida di Salerno Solidale) e l’ex revisore amministrativo Pellegrino Barbato, adesso presidente di Salerno Pulita. Con loro dovranno comparire davanti ai giudici della seconda sezione penale la coordinatrice dei servizi del Consorzio, Adele D’Elia, i revisori amministrativi Olga Buonomo e Luciana Catalano, il consulente Luigi Salvato e i gestori di due distributori di carburante di Pianura e Giugliano: i casertani Nicola Capasso e Armando Caccavalo. È stato prosciolto per non aver commesso il fatto un altro consulente, il commercialista Antonio Paciello assistito dall’avvocato Marcello Santoriello, mentre ha patteggiato una pena di due anni il coordinatore contabile Donato Cuozzo, difeso dall’avvocato Arnaldo Franco.

Secondo le accuse del sostituto procuratore Marinella Guglielmotti, al consorzio per lo smaltimento dei rifiuti si era formata un’associazione a delinquere di dirigenti e funzionari, che riuscivano a procurare a sé e ad altri illeciti vantaggi economici a tutto discapito delle casse consortili. I capi d’imputazione vanno dalla truffa ai danni dello Stato a peculato, falso ideologico e abuso d’ufficio. Comportamenti che secondo gli inquirenti sono costati al Corisa circa 2 milioni di euro. Tra gli addebiti, quello di aver rimborsato spese di benzina fasulle e di aver consentito ad alcuni dipendenti di utilizzare le carte del consorzio per autostrada e carburante finanche in zone non servite dalla società e al di fuori dall’orario di servizio, provocando – solo per questo capitolo – un danno economico di 800mila euro. Altri 235mila euro sarebbero stati versati per ore di lavoro straordinario mai effettuate, in favore sia degli stessi dirigenti che di altro personale. Poi ci sono le buste paga giudicate false, servite a far accedere alcuni lavoratori ai prestiti di società finanziarie, che non avrebbero potuto ottenere sulla base dei redditi reali. Nel registro degli indagati sono finiti per questo anche 146 dipendenti, alcuni già rinviati a giudizio e altri prosciolti. Il meccanismo sarebbe andato avanti dal 2007 sino al marzo 2010, quando al Consorzio cambiò la dirigenza e il nuovo presidente, Giuseppe Corona, presentò un esposto in Procura chiedendo di indagare su presunte a anomalie. Da quella denuncia è scaturita l’inchiesta che ha portato ieri all’emissione dei decreti di rinvio a giudizio e nella quale il Consorzio si è costituito parte civile, pronto a chiedere agli eventuali condannati il risarcimento del danno. Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto tutte le ipotesi accusatorie, rigettando le argomentazioni di Barbirotti (che spiegava di non aver avuto compiti di controllo sulle procedure contestate) e le tesi difensive sostenute tra gli altri dagli avvocati Gino Bove, Silverio Sica, Federico Conte e Genserico Miniaci. Agli imputati si contesta inoltre l’aggravante «di aver cagionato alle società finanziarie un danno patrimoniale di rilevante gravità» e di «aver commesso i fatti violando i doveri inerenti a un pubblico servizio». Per Barbato figura, in più, l’aggravante della recidiva.

Al consigliere regionale Barbirotti la solidarietà dei colleghi Gennaro Mucciolo e Antonio Valiante: <Esprimiamo piena, totale solidarietà in quanto convinti che il collega ed amico Dario Barbirotti sia del tutto estraneo ai fatti a lui contestati, conoscendone la costante correttezza dei comportamenti>.

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