Scafati, scatta blitz negli uffici dell’Acse

Aperta una inchiesta sulla municipalizzata per alcuni servizi concessi a coop che si occupano di assistenza agli anziani

SCAFATI. I carabinieri della sezione di polizia giudziaria della procura di Nocera Inferiore hanno acquisito documenti presso la sede dell’Acse, la società municipalizzata del Comune. L’operazione di accesso è partita ieri mattina con la squadra guidata dal luogotenente Massimo Santaniello, che, su coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore Roberto Lenza, ha raccolto carte riguardanti la convenzione col Piano di zona per l’assistenza domiciliare agli anziani e assunzioni sospette nell’ambito del progetto.

Al momento non ci sarebbero nomi iscritti nel registro degli indagati, ma si pensa a favori e scambi avvenuti con le procedure di nomina.

Tra i filoni seguiti dagli inquirenti ci sono gli atti relativi al processo di consulenza bandito dall’Acse, con l’ipotizzata vincita di un progetto assegnato a persone vicine ai responsabili della società, ad alcuni politici e ad amministratori della città. L’Azienda comunale servizi esterni, abbreviata appunto in Acse, è finita nel mirino della magistratura da alcuni mesi, quando la procura antimafia di Salerno con delega alla squadra mobile della questura effettuò accertamenti riguardo un’altra attività investigativa, notificando quattro avvisi a comparire all’ex vicepresidente dimissionario Aniello Longobardi, all’attuale presidente della società partecipata Eduardo D’Angolo, ex consigliere comunale, al dipendente Aniello Sicignano e al direttore Salvatore De Vivo, accusati di turbativa d’asta e frode con l’aggravante di aver agevolato il clan dei Casalesi per l’affaire Over line.

In quella circostanza il centro del filone investigativo seguito dal sostituto Vincenzo Montemurro era l’appalto conferito dalla stessa partecipata comunale Acse alla ditta Over line.

Dopo il blitz gli indagati furono tutti sentiti in procura, rispondendo alle domande degli inquirenti, con le dimissioni di Longobardi dopo un secondo interrogatorio chiesto di sua iniziativa.

Quell’appalto, giustificato con procedure in regola e rispetto della normativa antimafia dalle persone coinvolte, fu vinto dalla ditta di Antonio Fontana, al momento non sottoposto ad inchiesta, titolare della Over line.

La ditta fu interdetta dalla Prefettura la scorsa estate , perché, secondo la procura, sarebbe riconducibile al clan capeggiato dal boss Michele Zagaria.

Ora alla vicenda seguita dall’antimafia si affianca l’azione parallela della magistratura nocerina, col nuovo fascicolo seguito dal sostituto procuratore Roberto Lenza, titolare con quest’ultimo filone di altre delicate inchieste sull’amministrazione scafatese.

La giunta è finita sotto accusa per irregolarità nella sottoscrizione delle delibere, con presenze fantasma contestate dai riscontri delle fiamme gialle, con precedenti azioni nei confronti di quattro indagate per un concorso per architetti portato avanti in modo sospetto, e una ulteriore attività nei confronti del sindaco Aliberti sotto inchiesta per la nomina di un legale al comune. Infine, due settimane fa, la pg dei carabinieri ha effettuato due accessi alle case del sindaco e di suo fratello per sospetti abusi edilizi, con consulenza tecnica in corso.

Va detto che la questione morale ormai a Scafati è diventata, come era prevedibile, un caso politico. Il tutto anche alla luce di un’altra considerazione: in primavera si voterà per eleggere il sindaco.

Alfonso T. Guerritore

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