Scafati, lite in carcere dietro l’attentato 

I proiettili esplosi contro il “Dolce Vita” sarebbero l’ultimo atto dello scontro tra le famiglie Loreto-Ridosso e Matrone

wSCAFATI. Ci sono due litigi dietro la faida di camorra che sta caratterizzando la calda estate di Scafati. Due episodi avvenuti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, tali da riportare gli storici clan della città, i Loreto-Ridosso e i Matrone, a non risparmiarsi. Riannodando il nastro bisogna arrivare alla prima decade di giugno, quando in carcere Michele Matrone e Luigi Ridosso sono entrati in contatto. Poche parole per far diventare l’aria incandescente.
Il nipote di Romolo e figlio del defunto Salvatore, alias “piscitiello”, e il primogenito di don Franchino “a’ belva” si sono affrontati e picchiati. La notizia non tarda ad arrivare ai familiari dei due. Così la contrapposizione si ripete anche in città. Qui ad arrivare i ferri corti sono state Pina Generali e Filomena Generali, cugine divise da tempo. La prima è la moglie di Andrea Dario Spinelli, titolare del bar “La Dolce Vita”, la cui saracinesca sabato notte è stata colpita da cinque proiettili, l’altra è la consorte di Peppe Buonocore, alias “Peppe Scafati”, figlia di Franchino Matrone e madre di Vincenzo Buonocore, il 19enne titolare del “Roxy Bar”, l’attività commerciale danneggiata da una bomba carta il 15 giugno scorso.
I due episodi sono al vaglio degli inquirenti che, da mesi, stanno analizzando i movimenti dei clan sul territorio scafatese. Per questi motivi sarebbero partiti i raid notturni arrivati lo scorso week-end a quota tre. Oggi, intanto, il fascicolo sugli spari al bar “La Dolce Vita” sarà trasferito alla Procura Antimafia di Salerno che, insieme agli uomini della Dia, indaga da oltre un anno sulle presunte connessioni tra politica, camorra e imprenditoria a Scafati. Nell’attività portata avanti dai carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore, su delega della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore e agli ordini del colonnello Francesco Mortari, si è appurato che l’ultimo episodio è legato al controllo dello spaccio e della gestione delle slot machine in città.
Se è vero che i Matrone hanno avviato un’alleanza con i Cesarano di Ponte Persica, anche l’altro clan scafatese ha chiesto aiuto a una storica cosca stabiese per ritornare a comandare. In questo senso, infatti, gli “amici” del clan D’Alessandro non si sarebbero tirati indietro per “dare una mano” ai Loreto-Ridosso, pronti così ad opporsi anche ai Cesarano. Sullo sfondo c’è un dettaglio da non sottovalutare. Il comando del malaffare, infatti, è passato alle donne della famiglia, che in questo modo hanno sopperito alle assenze di Gennaro, Luigi e Salvatore Ridosso, oltre che agli ormai collaboratori di giustizia Romolo Ridosso e Alfonso Loreto jr. Così il business legato a videopoker e usura, seppur in maniera ridotta, continua a essere portato avanti.
Domenico Gramazio
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