IL CASO

Sarno, «Io, offeso in campo senza un perché»

Il giovane atleta della Sarnese, Musa Dampha, racconta il suo incubo: «Mi hanno chiamato continuamente “nero di m...”»

SARNO - «Siamo tutti uguali in campo. Cambia solo il colore delle magliette ». Pronuncia questa frase dopo aver rotto il silenzio iniziale, utile per raccogliere le idee ed esprimere il dolore per un episodio che mai avrebbe pensato d’affrontare. Musa Dampha , 19enne calciatore gambiano della Sarnese, vive il day after , quello dopo le offese razziste ricevute in campo nel corso di Sarnese-Sant’Agnello Promotion, cercando di accantonare la sua sofferenza. Quanto accaduto lunedì pomeriggio allo stadio “Squitieri” è difficile da dimenticare.

«Durante la partita sono stato più volte offeso », racconta Musa, giunto ancora minorenne in Italia - tre anni fa - a bordo di un barcone sbarcato in Sicilia, isola diventata “terra promessa” fermandosi a Mazara del Vallo dove ha (ri)cominciato a calzare le scarpette chiodate, indossando la maglia della squadra del posto, militante nel torneo di Eccellenza, per poi trasferirsi lo scorso dicembre a Sarno, per giocare con il club granata e, soprattutto, riabbracciare Jadama Sheriff , suo connazionale e fraterno amico, fra i calciatori di punta della prima squadra della Sarnese guidata dal pediatra- allenatore Pasquale Vitter . Proprio dalla Sicilia e da Mazara sono arrivate tante telefonate e testimonianze di solidarietà: l’eco di quanto accaduto lunedì pomeriggio nel corso del match del campionato regionale Juniores è arrivata fino alla parte più meridionale dello Stivale. Il pensiero di Musa, però, nonostante i tanti messaggi di sostengo, resta a quei momenti per lui difficilissimi.

«Quando mancavano cinque minuti al fischio finale, un calciatore avversario ha continuato a dirmi “nero di m...”», le parole che difficilmente dimenticherà. «Non capivo il perché di queste offese. Mi sono rivolto anche all’allenatore della loro squadra che ha detto di non aver sentito nulla e poi all’arbitro. Dopo poco sono stato espulso per doppia ammonizione e, mentre uscivo dal terreno di gioco, hanno continuato ad offendermi». Messaggi censurabili che toccano nell’animo il giovane calciatore gambiano della Sarnese: «Sono stati momenti davvero difficili. Negli ultimi tre anni, da quando sono in Italia, una cosa del genere non mi era mai capitata. Giocavamo una partita importante, è vero. Ma non c'è bisogno di fare queste cose per vincere ». Musa, poi, pronuncia una frase che sembra un’autentica lezione di vita: «Siamo tutti uguali in campo. Cambia solo il colore delle magliette». Quanto accaduto lunedì pomeriggio ha fatto rumore. E tutti si sono voluti stringere al centrocampista della Sarnese: «Ringrazio il presidente, la società e i compagni che mi sono stati molto vicini», racconta Musa Dampha. «Il loro mister, a fine partita, mi ha chiesto più volte scusa. Si è fermato a parlare qualche minuto con me, incoraggiandomi.

Lo ringrazio ma penso che c’è bisogno di spiegare ai suoi calciatori che certe cose non si fanno. Anche durante le partite, chiedere scusa dopo è inutile». Un sostegno che gli ha permesso di riprendere regolarmente la vita di tutti giorni: «Adesso, grazie alla vicinanza di tante persone, mi sento meglio. Mi sono ripreso moralmente. Io sono Musa e sono orgoglioso di essere nero ».

Adesso la palla passa al giudice sportivo del Comitato Regionale della Figc che domani si pronuncerà sulla questione in base alle segnalazioni dell’arbitro nel referto di gara. Intanto il presidente della Sarnese, Maria Adiletta , ribatte: «Credo che il rispetto venga prima di ogni prestazione sportiva e l’agonismo non deve mai uscire dai limiti. Mi aspetto provvedimenti dalla Federazione e ringrazio il presidente del Comitato, Carmine Zigarelli , che subito ha chiamato per comprendere l’accaduto e stare vicino al ragazzo. Mi dispiace che qualcuno abbia addirittura messo in dubbio tutto. Ma le lacrime di Musa dopo gli insulti non le dimenticherò mai».