il caso

Sarno, il dirigente non è stato pagato Ora chiede un maxi risarcimento

Mario Cutolo ha deciso di citare il Comune di Sarno per una cifra vicina al milione di euro L’oggetto del contendere è la reale funzione che l’uomo ha svolto per decenni all’acquedotto

SARNO. Più di 800mila euro che, con ulteriori rivalutazioni monetarie e interessi, potrebbero superare di gran lunga il milione di euro.

È quanto chiesto da Mario Cutolo, per mezzo dei suoi legali – gli avvocati Antonio e Vincenzo Crescenzo – al Comune di Sarno.

L’uomo, adesso in quiescenza, ha fatto ricorso contro il Comune, con accettazione da parte del giudice del lavoro presso il Tribunale di Nocera Inferiore e relativa udienza di discussione fissata per il prossimo 18 novembre.

Una vicenda lunga e tortuosa, quella di Cutolo. L’operaio, secondo l’impianto difensivo, ha lavorato per Palazzo di Città, proveniente dalla gestione ex Orsea, dal 1963 al 2014, fino a diventare negli anni effettivo responsabile apicale dell’acquedotto comunale.

In questo periodo di tempo, però, Cutolo non sarebbe mai stato annoverato dal Comune come dipendente e nel ruolo che gli competeva, a causa di molteplici vicende amministrative – gestione provvisoria, tentativi non riusciti di inquadramento in pianta organica, dissesto finanziario, scioglimento del consiglio, bando di concorso, accordi con Gori – ma veniva registrato solo un inquadramento provvisorio: il Comune si sarebbe, dunque, limitato a corrispondere una retribuzione minima fissa ed invariata. Eppure, diverse sono state le sentenze dei giudici del lavoro, a riguardo.

La prima è stata quella resa dal giudice del lavoro, Stassano, del 1990, che chiarì il rapporto tra Cutolo e il Comune di Sarno definendolo di natura privata – sorto con l’ex Orsea – riconoscendo tutto quanto dovuto e maturato dall’operaio tra il 1963 e il 1981. Nel 2006, la sentenza del giudice del lavoro, Viva, riconosceva il rapporto subordinato a tempo indeterminato per il periodo 1998-2000. Ancora, la sentenza, nel 2012, del giudice Carlo Mancuso, secondo la quale «il rapporto di lavoro è giuridicamente inesistente sotto il profilo pubblicistico e può essere considerato in guisa di un mero rapporto di fatto, meritevole di tutela giuridica con riferimento ai diritti di natura retributiva maturati». Secondo il memoriale, depositato dagli avvocati Crescenzo, ci sarebbero stati anche diversi incontri tesi a una soluzione bonaria. Il ruolo di responsabile dell’acquedotto, sarebbe testimoniato da una copiosa documentazione, anche fotografica, con riconoscimenti e attribuzioni di funzioni nel corso degli anni.

L’uomo adesso si è rivolto al tribunale nocerino per farsi riconoscere il legittimo inquadramento giuridico ed economico, lo stesso tfr, che sarebbe stato corrisposto solo in parte, e il ricalcolo pensionistico. Ancora, il Cutolo denuncia danni al proprio stato fisico e psichico «a causa della condotta insensibile e soverchiatrice dell’Ente che ha posto in essere una serie di azioni di maltrattamento e sopraffazione violando la sua dignità di uomo e lavoratore». Dunque, la somma richiesta è di 832mila euro circa, oltre interessi e rivalutazione, una somma che potrebbe superare il milione di euro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA