Sapri cancella il “mostro” giù il vecchio cementificio

Dopo oltre sessant’ anni di polemiche ruspe in azione per abbattere la struttura I lavori dovranno essere eseguiti in 200 giorni. Dubbi sulla destinazione dell’area

SAPRI. Un attesa lunga 62 anni; da quando, nel 1954, furono sospesi i lavori di quello che sarebbe dovuto diventare un cementificio e che invece nel tempo si è trasformato in un “ecomostro”. Tanta acqua è passata sotto i ponti, assieme a fiumi di chiacchiere sulle sorti di una struttura che ha resistito a tempeste e scossoni nella vita politica e sociale di un’intera comunità, quella di Sapri. Fino alle 15.40 di ieri, quando l’escavatore ha acceso i motori iniziando a buttar giù l’ex cabina di trasformazione elettrica dell’edificio, trasformatasi in pochi minuti in un ammasso di cemento armato e ferraglia.

Decine di curiosi assieme al direttore dei lavori, l’ingegner Antonio Reitano, al vicesindaco di Sapri Giuseppe Ricciardi ed al consigliere comunale Gerardo Bove, hanno assistito ad un momento da molti definito storico. Si aggira attorno ai 150 mila euro il costo dell’intera attività di demolizione, bonifica e messa in sicurezza dell’area di circa 8 ettari in località Pali. Il tutto a carico della Club Tirrenico srl. Duecento i giorni previsti - ma dovrebbero servirne molti di meno - per completare le operazioni. Verranno utilizzati solo mezzi meccanici e non ci sarà alcun impiego di cariche esplosive, come fu proposto all’epoca della stipula del protocollo d’intesa tra il Comune e la proprietà con la partecipazione di Legambiente. Nello stesso documento, peraltro, è prevista la costituzione di un tavolo tecnico tra i due soggetti per l’elaborazione del progetto di recupero e di valorizzazione dell’area.

Ed è proprio su quale sarà il destino della zona, una volta abbattuto l’ecomostro, che si concentrano i dubbi della popolazione saprese, la quale in larga parte plaude comunque all’abbattimento. «Il cronoprogramma prevede 4 mesi, ma c’è una pratica in corso in Regione per il trattamento e la trasformazione dei materiali sul posto attraverso una serie di mulini - sottolinea Ricciardi - Siamo soddisfatti perché siamo arrivati alla fase decisiva di un lungo iter, iniziato col protocollo d’intesa firmato 3 anni fa, e siamo orgogliosi che a realizzare quest’operazione sia una ditta di Sapri (la 3M Marciano, ndr)». Prima che la Club Tirrenico decidesse di intervenire a proprie spese, il Comune aveva acceso un mutuo per l’esecuzione in danno.

Alcuni anni fa dalla tettoia dell’ecomostro era stata rimossa la parte di copertura in amianto. Tanti cittadini sono, però, convinti che ci siano ancora dei residui pericolosi. Di sicuro l’area occupata dall’ex cementificio è rimasta per anni in preda all’abbandono ed al degrado, divenendo pure rifugio per gruppi di rom.

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