MUSICA

Santucci & Mercaldoi fidanzati "lirici"

Dai cori amatoriali, al Conservatorio, ai palcoscenici di mezza Europa

Un sogno che diventa realtà. L’ostinazione, l’impegno e il talento che è certamente alla base del loro successo. Dai cori amatoriali, al Conservatorio ai palcoscenici di mezza Europa: quella di Paola Santucci (cantante soprano) e Giacomo Mercaldo (cantante basso), trentenni salernitani, è una bella favola, prima ancora che una storia d’amore. Loro, si sono conosciuti nel giorno delle audizioni al Conservatorio "G. Martucci". «Sono sette anni che siamo fidanzati - racconta Paola - Siamo completamente assorbiti da questa attività tanto che è difficile anche incontrarci». «Le nostre scelte - commenta Giacomo - ci costringono a stare lontano l’uno dall’altra. Ma siamo molto legati». Insieme però i due "fidanzati lirici" si sono esibiti al Montecorvino Opera Festival due anni fa, dove hanno interpretato "La Serva Padrona" oltre che in una serie di concerti in Germania.
Come è nata la vostra passione per il canto lirico?
Paola: «E’ stato tutto casuale. Da piccola cantavo nel coro della scuola, poi in quello della parrocchia. Qui un ragazzo mi ascoltò e mi chiese di entrare in un coro amatoriale. Da quel momento è stato un crescendo».
Giacomo: «A dieci anni sono entrato nel primo coro amatoriale, del quale ho fatto parte fino a pochi anni fa. Poi, intorno ai vent’anni, mi sono iscritto al Conservatorio per trasformare la mia passione in professione. Da qui ho iniziato a lavorare nel coro del Verdi, ho fatto qualcosa da solista e poi sono approdato al San Carlo dove ho vinto l’audizione per far parte del coro».
Professioni come queste spesso sono un salto nel buio. Come è maturata la scelta di affrontare la carriera da professionista?
P: «Dopo tanti anni. Ho deciso in ritardo. Avevo studiato ed avevo iniziato a lavorare. Raggiunta la mia indipendenza, anche economica, ho deciso di dare spazio alla mia passione. Così mi sono iscritta al Conservatorio da autodidatta ed ho iniziato».
I vostri genitori come hanno preso questa decisione?
P: «Malissimo! E’ stata una cosa tremenda ed anche per questo ho iniziato a studiare tardi. Così ho fatto dei concorsi e trovato un lavoro che consentisse una maggiore serenità familiare perché, soprattutto mio padre, non ne voleva proprio sentir parlare. Poi dopo tutti questi anni di impegno, c’è stato un capovolgimento di fronte, Ed ora i miei genitori hanno finalmente accettato la mia scelta. Ora sono addirittura orgogliosi del mio nuovo lavoro. L’unico rimprovero che mi fanno è che passo poco tempo a casa».
G: «A casa mia c’è stata sempre una passione per la musica e per il canto. Quando ho iniziato a pensare di diventare un cantante i miei mi dicevano sempre che andava bene, purché trovassi un lavoro vero. Io ho fatto di testa mia. Così, prima si sono rassegnati e poi hanno iniziato a sostenermi».
P: «Poi il fatto che stiamo insieme ci ha aiutato molto. Se lui non ci fosse io avrei mollato già da tempo. Lui mi ha spronata molto».
Quali sono le caratteristiche della voce di Paola?
G: «Esprime sempre una certa intensità nelle cose che fa. Ha un modo di cantare straordinario tanto da riuscire a catalizzare l’attenzione delle persone. Credo sia più portata per il canto drammatico».
E quelle di Giacomo?
P: «Ha una vocalità morbida, elegante come non ce ne sono molte tra i Bassi».
A cosa avete rinunciato per raggiungere il vostro sogno?
P: «A una vita normale».
G: «Nel senso che non puoi programmare nulla, nemmeno un fine settimana. E’ una vita che nella misura in cui ti da, ti toglie. Quello che riesci ad ottenere in termini di gratificazioni necessariamente ti viene tolto da qualche parte».
Una strada in salita?
P: «Certo non è facile. Forse perché siamo in tanti sempre per lo stesso repertorio. C’è troppa concorrenza».
G: «Si, perché a differenza della musica leggera nella lirica il ruolo del soprano piuttosto che del basso, in un opera, può essere interpretato da una marea di soprani e bassi. Bisogna insistere. Ci sono un milioni di no e un paio di sì».
La lirica è sempre stato un genere ostico per i giovani. Qual è il segreto per renderla più piacevole?
P: «E’ un problema di repertorio. Se si proponessero al pubblico le commedie di Rossini o quelle di Mozart sarebbe più facile l’approccio. In quelle commedie si ride, si scherza e questo aiuterebbe i giovani ad una partecipazione maggiore».
G: «Credo sia anche un problema di preparazione. Se ai ragazzi gli si spiegasse il testo, la trama, le caratteristiche dei personaggi, il periodo storico e quant’altro, forse si renderebbe tutto più comprensibile e piacevole».
P: «Bisogna scegliere bene. Non si può andare ad ascoltare un’opera di Wagner che generalmente dura 6 ore ed è in tedesco. E’ normale che uno resti scioccato».
Salerno quanto è stata importante nella formazione?
P: «Noi siamo stati fortunati perché abbiamo incontrato degli insegnanti che ci hanno dato tanto. Tutto quello che abbiamo ottenuto lo dobbiamo a loro».
G: «Sì, il nostro Conservatorio ha ottimi insegnanti. Dal maestro Carlo Tuand, ad Emma Innacoli, a Virginio Profeta che ci ha insegnato il mestiere fino a Maria Cristina Galasso».
P: «Anche i cori amatoriali sono stati importanti perché e lì che capisci se sei portato o meno per il canto lirico».