La vertenza

Sanità privata, si va verso il blocco

Il Tar ha bocciato il ricorso: per i giudici è legittima la clausola di Polimeni che sbarra i contenziosi per il recupero dei crediti

SALERNO. Il Tar della Campania ha respinto la domanda cautelare di sospensione dei decreti sui tetti di spesa delle prestazioni in regime di accreditamento presentata da centri di riabilitazione, case di cura e laboratori di analisi della Campania. Per i giudici della prima sezione del tribunale amministrativo di Napoli «l’impugnazione della clausola di salvaguardia non appare assistita da fumus».

Per i giudici del tribunale amministrativo di Napoli la clausola inserita dal commissario Joseph Polimeni, che sbarra la strada ai contenziosi nei confronti delle Asl per ottenere il pagamento delle prestazioni effettuate fuori dai tetti di spesa negli anni precedenti al 2016, è legittima dal momento che lo è anche la previsione contrattuale che impegna le aziende sanitarie locali a sostenere i costi delle prestazioni fuori budget fino ad un limite massimo del dieci per cento.

«Una cosa indecente» secondo Ottavio Coriglioni, amministratore delegato della clinica Salus di Battipaglia ed ex presidente di Confindustria Sanità. Proprio lui, due giorni fa aveva sostenuto che l’esito di questo pronunciamento non sarebbe stata «la panacea a tutti i problemi». Ma almeno avrebbe sbloccato la firma dei contratti, che dalla prossima settimana l’Asl di Salerno potrebbe chiedere di sottoscrivere. «Ma noi – avverte Corigilioni – non li firmeremo». Ieri ci sono state le prime assemblee all’interno dei centri privati della provincia di Salerno proprio per fare una riflessione alla luce del dispositivo del Tar della Campania. «Cominceremo anche ad avvisare i nostri pazienti che a breve potrebbe esserci la sospensione delle prestazioni in regime convenzionato».

Un discorso che sembra comunque essere rimandato almeno a lunedì prossimo quando a Napoli, nella sede di Confindustria, si ritroveranno tutte le associazioni di categoria per prendere una posizione unitaria da portare avanti. Il rischio di una nuova paralisi del settore è dietro l’angolo. E i sindacati già sono sul piede di guerra.

«Questa sentenza – ha detto il segretario generale della Cisl funzione pubblica, Pietro Antonacchio – ha dell’inverosimile. In pratica si sancisce il principio secondo cui il budget concesso per produrre assistenza e prestazioni non necessariamente deve contenere il reale fabbisogno e quindi se si eroga al di fuori del limite massimo dei tetti di spesa bisogna garantirle anche se non possono essere pagate. In questo modo – ha attaccato Antonacchio – si vogliono abbattere i livelli assistenziali e costringere i cittadini all’emigrazione sanitaria mettendo in ginocchio le aziende». Ma anche gli stessi cittadini, costretti sempre più spesso a lunghi e farraginosi viaggi della speranza per riuscire ad ottenere delle prestazioni sanitarie.

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