il commento

San Matteo, non è tempo di dispettucci infantili

Da una parte il santo dall’altra Matteo. Due dimensioni indissolubilmente intrecciate. Il sacro che diventa profano e il profano che diventa festa. Un rito collettivo che la città di Salerno celebra...

Da una parte il santo dall’altra Matteo. Due dimensioni indissolubilmente intrecciate. Il sacro che diventa profano e il profano che diventa festa. Un rito collettivo che la città di Salerno celebra a ogni livello sociale, superando anche l’intimità della propria fede cristiana. Qui si festeggia la città e la città, per una volta, deve inchinarsi al suo santo patrono.

leggi anche: Il giorno di San Matteo, la festa di chi ama Salerno (boicottata dal Comune) Rimossi gli altoparlanti ma sui balconi privati spuntano i megafoni. Celano e Santoro gridano al complotto. Delusi i portatori al Pontificale in Duomo assenti gli eponenti di Comune e Provincia. E tra i consiglieri di maggioranza c’è il rischio “diserzione”

Matteo è una identità più forte di quel sentimento che si vuole consegnare alla gente con opere di trasformazione. È un potere, sacro, al quale ci si inchina accentandone il dogma attraverso una preghiera – anche laica – che forse non sarà mai ascoltata fino in fondo. Ma che aiuta e alimenta le speranze per un futuro migliore. Il santo è portato a spalla e sotto il suo peso, c’è il sudore e lo sforzo di ogni uomo. Un atto di prostrazione altissimo, spontaneo e non estorto con un ricatto. È il “sostegno” a una speranza immateriale, impercettibile, labile, leggera. E non è solo una questione di fede cristiana. Una devozione che appartiene a ogni salernitano che si ammassa lungo il tracciato della processione. E mentre il santo viaggia seduto sulle spalle della sua paranza, la varia umanità cammina ai suoi piedi. Lo segue, come il bue nel solco dell’aratro. Una figurazione fortemente simbolica. Che non può essere ignorata né macchiata dal alcun ego. Perché il Santo può anche fare a meno di inchini, defezioni, screzi e bestemmie. Ha già dimostrato la sua potenza. Ha già radunato attorno a sé migliaia di persone raccogliendo quel tributo solenne, che ogni salernitano gli offre in dono senza chiedere nulla.

E allo stesso tempo, gli inchini, le defezioni, gli screzi e le bestemmie diventano un affronto, uno schiaffo, uno sgarro a quella stessa gente, che fuori da questo giorno di festa, pure ha dimostrato la sua stessa devozione nella speranza di una città migliore. Certo non quella degli altoparlanti staccati, dei fuochi negati e delle assenze istituzionali. San Matteo è la festa di chi vuol bene a Salerno, non merita dispettucci infantili.

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