San Matteo, indagate anche le donne

Venti nomi nel fascicolo della Digos. Cirielli presenta un’interrogazione parlamentare e lancia accuse al Comune

È continuata anche ieri e dovrebbe concludersi entro oggi la notifica degli avvisi di garanzia ai presunti responsabili dei disordini durante la processione di San Matteo. Nelle mani dei poliziotti della Digos c’è un elenco di venti nomi, da cui pare che alcuni siano però stati depennati dopo i primi accertamenti, giungendo così a tredici indagati. Il quadro sarà più chiaro nella giornata di oggi, quando le procedure saranno ultimate, ma intanto è certo che i destinatari degli “avvisi” non sono soltanto portatori e che tra loro figurano anche alcune donne. Due le ipotesi di reato formulate dalla Procura: “turbamento di funzioni religiose” e “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di un ministro del culto”. Nel registro degli indagati il sostituto procuratore Francesca Fittipaldi ha iscritto sia i paranzieri che hanno condizionato l’andamento della processione sia quei salernitani che l’hanno accompagnata con fischi e invettive indirizzati all’arcivescovo Luigi Moretti. Tra loro ci sono tifosi della curva della Salernitana, comprese almeno due donne. Ora i protagonisti delle offese rischiano una contravvenzione dai 2mila ai 6mila euro, ma per l’accusa di turbamento della funzione (che gli inquirenti possono estendere a tutti gli indagati) è prevista una pena fino a due anni di reclusione, che diventano tre “se concorrono fatti di violenza alle persone o di minaccia”.

Non risulta contestata, almeno per ora, l’accensione dei fuochi pirotecnici sulla spiaggia di Santa Teresa, per la quale non era stata richiesta autorizzazione e di cui non sarebbero stati individuati gli autori. Nessun atto ufficiale riguarda ipotetici “manovratori” del dissenso, sebbene un tale scenario sia adombrato in un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Edmondo Cirielli ai ministri di Interno e Giustizia. «La massiccia protesta - scrive l’esponente di Fratelli d’Italia – non può essere il frutto di una decisione estemporanea, perché tutto farebbe pensare a qualcosa di organizzato a tavolino giorni prima o, peggio, alla presenza della criminalità tra i rivoltosi,come avvalorato dalle stesse dichiarazioni del procuratore Lembo». Secondo Cirielli «responsabilità si profilano anche a carico dell’amministrazione che ha consentito l’apertura del Palazzo di Città ai portatori, rappresentando questo un segnale negativo che doveva essere evitato». Quindi l’invito a richiedere sulla vicenda una dettagliata informativa al prefetto.

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