San Matteo, il nuovo vescovo: "Mai vista una festa così ma senza il Vangelo è solo superstizione"

Moretti entusiasta: "Oggi posso dire veramente che Salerno appartiene a San Matteo". All'evento presenti autoritá civili e religiose: il sindaco De Luca, i parlamentari Andria e Iannuzzi, il vice presidente della Provincia Ferrazzano, il consigliere regionale Petrone, il soprintendente Zampino, il manager del Ruggi Bianchi, il presidente dei medici Ravera, prefetto, questore, comandanti provinciali di carabinieri e Finanza

Salerno. Uscire dalla mediocritá, da quel "quieto vivere" tipico di un certo Meridione, da quel "tirare a campare" che spesso offre il fianco alla malavita organizzata.

• In nome di un coraggio che conduca ad un cammino di veritá. E’ un messaggio forte, quello lanciato dal neo arcivescovo Luigi Moretti nel giorno di San Matteo. Nessun riferimento esplicito agli ultimi episodi di cronaca che hanno macchiato il territorio appena poche decine di chilometri oltre i confini della diocesi da lui retta. Ma tra le righe, sua Eccellenza, dall’altare di un Duomo gremito fino all’inverosimile per ascoltare il Pontificale, sembra voler indicare un percorso da seguire.

Per i suoi fedeli, ma anche per i suoi collaboratori, anime di una diocesi che negli ultimi anni è stata dilaniata da contrasti, sotterfugi e scandali giudiziari partoriti a colpi di lettere anonime e accuse infanganti. "Incontro, comunione e fedeltá" le parole chiave che ricorrono nella sua omelia: un invito a lavorare insieme, da servi del Signore. «La parola di Gesù è esigente, ci chiede di uscire dalla mediocritá, dal quieto vivere, dal tirare a campare - tuona l’arcivescovo - Ma allo stesso tempo ci dice di non avere paura, perchè ci condurrá alla veritá». Immediato il parallelo con San Matteo, l’ex gabelliere attaccato al denaro, «che ha avuto il coraggio di cambiare vita».

Coraggio, che pare sottintendere Moretti, dal momento che il Pontificale si chiude con un monito: «Non bisogna avere paura delle parole».

• Alla sua destra c’è l’arcivescovo emerito Gerardo Pierro che concelebra con lo sguardo commosso e affaticato. Sulla sinistra il cardinale Martino. Di fronte, un fiume di mani incrociate. Salernitani, per lo più, ma anche tantissimi turisti - inglesi e tedeschi - che incuriositi scattano foto e si guardano intorno partecipando a un rito che fonde la religione del Vangelo di Matteo al folklore pagano di un centro storico intriso di odori di cucina.

• All’appuntamento con la tradizione, autoritá civili e religiose: il sindaco De Luca, i parlamentari Andria e Iannuzzi, il vice presidente della Provincia Ferrazzano, il consigliere regionale Petrone, il soprintendente Zampino, il manager del Ruggi Bianchi, il presidente dei medici Ravera, prefetto, questore, comandanti provinciali di carabinieri e Finanza.

• In serata, dalla scalinata del Duomo, Moretti riprende il microfono: «Oggi posso dire veramente che Salerno appartiene a San Matteo. Vengo da Roma, lo sapete, e sono abituato alle grandi celebrazioni, ma non avevo mai visto tanto entusiasmo, tanta gioia come oggi lungo le strade di questa cittá». Poi un invito a leggere il Vangelo, unico vicolo per maturare una fede vera, senza scadere nella superstizione. Senza il tradizionale "Viva Salerno, viva San Matteo" a cui Pierro aveva abituato i fedeli.

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