«Salviamo il centro anti tumori»

Nasce un comitato civico per evitare la chisura del “Radiosurgery” di Agropoli

AGROPOLI. Nasce il comitato “Diritto di cura” per salvare il Malzoni Radiosurgery center di Agropoli dalla chiusura. Nel contempo sono partite due raccolte di firme, una cartacea, presso 35 attività commerciali distribuite tra Agropoli, Capaccio, Roccadaspide e Castellabate, e una petizione on line che ha già raggiunto mille adesioni. A far parte del Comitato persone che hanno usufruito delle cure del centro cilentano e grazie ad esso oggi sono ancora in vita. «Apprendiamo con sgomento – spiegano dal Comitato – che una struttura funzionale, con bilanci in attivo, sia destinata alla chiusura. Non si capisce cosa la politica e le istituzioni vogliano fare di questo servizio eccellente, perdono tempo, ma la tipologia di malati in cura al Radiosurgery di Agropoli non possono aspettare». Nel testo della raccolta firme si sottolinea che «da dodici anni ad Agropoli è attivo un centro di prima eccellenza in tutta Europa per la cura dei tumori con radioterapia stereotassica, un’innovativa tecnica radioterapica che permette di uccidere le cellule tumorali in maniera mirata». Si precisa che «ogni anno il Malzoni Radiosurgery Center, diretto dal dottor Valerio Scotti, offre i propri servizi ad oltre 700 persone, provenienti da ogni parte d'Italia. Un esempio virtuoso di “buona sanità”, che rappresenta un punto di riferimento per i cittadini che hanno bisogno di mani esperte e strumenti all’avanguardia, e che genera profitti, come dimostrano i bilanci degli ultimi anni, chiusi sempre in positivo. Col valore aggiunto di essere, per il 51%, un bene di proprietà dei cittadini». «Senza addurre una spiegazione convincente – viene evidenziato – l’Asl Salerno, che detiene la quota di maggioranza, ha deciso di concludere la sperimentazione gestionale della struttura, avviata nel 2004, in partecipazione con l’Istituto clinico mediterraneo». Ma «i pazienti in cura con le relative famiglie ed i cittadini tutti, si oppongono a questa scelta ingiustificata».

Andrea Passaro

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