L'UDIENZA

Salma cremata, accuse ridotte ai Fedullo 

Il giudice e la sorella rischiano il processo

È stata fissata al 20 settembre l’udienza preliminare in cui il gup Elisabetta Boccassini deciderà se rinviare a giudizio, tra gli altri, il giudice amministrativo Ezio Fedullo e la sorella Ester, vice prefetto. Sono accusati di tentato abuso d’ufficio aggravato per la cremazione della salma del padre, l’ex presidente del Tar Alessandro Fedullo. Cremazione che impedì di eseguire il test del Dna disposto dal Tribunale per i minorenni, nell’ambito di un procedimento intentato dalla madre di una ragazzina per il riconoscimento della paternità di Fedullo senior. Dal novero delle accuse è scomparsa però quella di frode processuale, contenuta negli avvisi di conclusioni delle indagini e che fino a ieri si riteneva presente anche nella richiesta di rinvio a giudizio. Il sostituto procuratore Maria Chiara Minerva ha confermato la ricostruzione della vicenda, ma l’ha ricompresa nel capo d’imputazione di un tentativo di abuso d’ufficio, sebbene aggravato dall’ipotesi che sia stato commesso per eseguire od occultare un altro reato, o per conseguirne il prodotto. I Fedullo – si spiega nella richiesta di rinvio a giudizio – avrebbero beneficiato «del vantaggio patrimoniale che sarebbe derivato dal mancato riconoscimento di paternità della piccola», che sarebbe stata esclusa dall’asse ereditario. Il risultato non fu conseguito, perché il giudice civile accolse il ricorso della donna nonostante l’impossibilità di comparare il patrimonio genetico (i due fratelli avevano a loro volta rifiutato di sottoporsi al test) e quella sentenza è ormai divenuta definitiva in Cassazione.
Nel frattempo il procedimento penale è andato avanti, arrivando alla richiesta di rinvio a giudizio non solo per i Fedullo ma pure per la madre Giuliana de Bellis, il medico dell’Asl Vito Palumbo e l’impiegata Filomena Vitale del Comune di Pontecagnano, accusati anche di falso. Fu la dipendente comunale a consentire il trasferimento della salma dal cimitero di Pisciotta a quello di Pontecagnano, dove fu pochi giorni dopo fu estumulata per la cremazione. Per ottenere il via libera dichiarò che il noto giudice era un suo prozio, mentre gli inquirenti hanno ricostruito che tra i due non vi era alcun vincolo di parentela. Il medico Palumbo, inoltre, diede il nulla osta alla cremazione senza avere prima eseguito il prelievo di campioni biologici, imposto dalla legge proprio per eventuali esigenze di giustizia. Giunti al cimitero, i periti del Tribunale per i minorenni non poterono quindi eseguire alcun accertamento.
Il 20 settembre la madre della ragazzina si costituirà parte civile tramite l’avvocato Luigi Palmieri. Gli imputati sono invece difesi da Carmine Giovine e Antonietta Cennamo.
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