IL FATTO

Salerno, un “pacco” di solidarietà: aiuti e conforto ai poveri

I volontari della parrocchia di S. Eustachio mobilitati per le persone in difficoltà. I bustoni pieni di alimenti per circa 800 persone

SALERNO - La solidarietà è contagiosa. È quello che si impara assistendo alla distribuzione dei pacchi di aiuti alimentari alla chiesa di Sant’Eustachio, nella zona orientale della città. Uno dei più difficili, dove i volontari del parroco don Nello Senatore aiutano 800 poveri, un piccolo paese, in un agglomerato di case dove alla povertà materiale si associa anche quella culturale e i problemi di droga sono endemici. A dare una mano ci sono persone comuni: il diacono, il gruista Giuseppe Criscuolo , l’addetta alle pulizie Emanuela Apicella , le casalinghe Annetta Avallone e Rosaria Viscido , la studentessa in farmacia Giulia Cozzolino insieme a tanti altri. Il 22 di dicembre, mentre tutti erano in giro per le spese natalizie, il gruppo di volontari della parrocchia è andato al Banco alimentare di Fisciano per caricare i pacchi e trasportarli all’interno di un deposito della chiesa. Il 30 di dicembre i volontari si sono rivisti per confezionare le “buste”. «In un pacco ci va carne e pesce in scatola, quattro pelati, qualche scatola di fagioli, riso, piselli e quattro di cibi vari – spiega il diacono - Poi olio di semi, farina, zucchero e pasta. Se ci sono bambini mettiamo omogenizzati e biscotti». Qui si parla poco, tutti sono a lavoro per fare i pacchi con «quel che abbiamo».

E arriva il 4 gennaio, la data di distribuzione. Sulla destra della chiesa, dov’è il passo carrabile è stato messo un tavolo per consegnare le “buste”. Dalle 15,30 inizia la distribuzione. Si avvicinano le persone. Ad accoglierli il diacono e gli altri volontari che chiamano per nome tutti quelli che arrivano. «C’è una mia amica di Giovi, potrebbe venire anche lei a prenderne uno?», chiede una donna mentre ritira il suo pacco. Poi arriva un anziano con un’auto simile a un rottame: carica le buste per il vicino e per la cognata che non sanno come venire. Poi è il turno di una coppia con una bambina: anche loro caricano più di un pacco per diverse famiglie. La bimba si avvicina alla transenna e guarda un po’ interdetta quel che stanno facendo i genitori. Alza il piede destro e lo muove come per mascherare un disagio. Il diacono si avvicina e le parla. «Le ho dato un libro dicendole che poteva colorare assieme al nonno... Lei ha sorriso e l’ha preso».

Verso le 17,30 finisce la distribuzione e parte il porta a porta. Ci sono i pacchi da consegnare a casa delle persone anziane o donne incinte. Ci sono otto famiglie i cui genitori sono agli arresti domiciliari: «Se non glielo portiamo a casa non avrebbero di cosa mangiare – dice il diacono - Purtroppo, le sostanze stupefacenti sono un grosso problema in questo quartiere». Tra le persone da aiutare anche due famiglie, rovinate dal gioco d’azzardo. «La stragrande maggioranza delle persone a cui diamo i pacchi sono disoccupati, ammalati o disabili, di anziani che vivono da soli – ricorda don Nello - Ci sono famiglie numerose, anche con sei figli. C’è chi prima aveva un lavoretto al “nero” e ora a causa della Covid non riesce neanche più a trovare quello. La situazione è davvero difficile». A fine giornata le famiglie aiutate sono state 122: 35 lo saranno nei prossimi giorni, per un totale di circa 800 persone. E si ricomincia pensando a come fare per febbraio.

Salvatore De Napoli