Salerno tra luci e ombre nella produzione culturale 

La nostra provincia soffre del ritardo strutturale che interessa il Mezzogiorno Si posiziona a metà della classifica ma è seconda in Campania dopo Napoli

Il sistema produttivo culturale e creativo salernitano soffre del ritardo strutturale che interessa tutto il Mezzogiorno. Ma, mentre la provincia di Salerno si posiziona sostanzialmente a metà classifica (68esima per valore aggiunto e 77esima per occupazione) quella di Napoli è la quarta per valore assoluto su base nazionale (2,9 miliardi di euro) e ventitreesima – terza tra le province del Mezzogiorno - per quota percentuale sul totale economia (5,4%). Salerno, dunque, segna il passo ma, nonostante le difficoltà, in Campania fa registrare la seconda migliore performance, in quanto le altre province fanno addirittura peggio. Avellino, infatti, si colloca in 71esima posizione per valore aggiunto, con un’incidenza del 3,8%, e al 90esimo posto per occupazione (3,7%); Benevento al 77esimo posto per valore aggiunto (3,7 %) e al 89esimo per occupazione (3,8%), Caserta in 105esima posizione sia per valore aggiunto (3%) che per occupazione (3,3%). È quanto emerge dalle classifiche dello studio “Io sono cultura - L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere. La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Il sistema produttivo culturale e creativo, fatto da imprese, pubblica amministrazione e no profit, genera più di 92 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 255,5 miliardi, equivalenti al 16,6% del valore aggiunto nazionale.
Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Nel complesso, quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2017 ha prodotto un valore aggiunto del 2,0% superiore. Gli occupati sono invece 1.520.000 con una crescita dell’1,6%, superiore a quella del complesso dell’economia (+1,1%). A livello regionale, il peso delle grandi aree metropolitane a specializzazione culturale e creativa di Milano e Roma si fa sentire. Il Lazio si colloca primo (8,8%) seguito dalla Lombardia (7,2%). A seguire, Valle d’Aosta e Piemonte (6,9%), poi le Marche (6,1%). Sul fronte dell’occupazione, identico ordine di classifica: primo è il Lazio (7,7%), seguito da Lombardia (7,4%), Valle d’Aosta (7,2%), Piemonte (6,8%) e Marche (6,5%). Tornando in Campania la filiera produce 4,4 miliardi di euro di valore aggiunto e 81mila occupati. Valori che incidono per il 4,6% e 4,3% di quanto complessivamente registrato sul territorio, con Napoli capace di posizionarsi quarta per valore assoluto di ricchezza prodotta (2,9 miliardi di euro), dietro Milano, Roma e Torino. Un risultato corredato dalle ottime performance in termini di incidenza sul totale economia nei comparti dell’audiovisivo (quattordicesima tra le 110 province analizzate) e della valorizzazione del patrimonio storico e artistico. «Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia – commenta Ermete Realacci, direttore della Fondazione Symbola – e cresce il loro ruolo nell’economia. La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power. Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro».
Gaetano de Stefano
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