il caso

Salerno, sporcizia e rifiuti: al cimitero è un pianto

I visitatori costretti a scansare escrementi di piccioni e fiori secchi mai rimossi. Il rischio di cadere sulle scalette scivolose

SALERNO. “La madre or sol, suo dì tardo traendo, parla di me col tuo cenere muto”, scriveva Ugo Foscolo nel suo sonetto in memoria del fratello defunto. E così, ogni mattina, puntuale tra le 9 e le 9,30 Maria Marinori, 88 anni, visita la tomba della figlia al cimitero di Salerno. Un appuntamento quotidiano che la signora non manca mai, che piova o ci sia il sole, che sia festa o un giorno feriale. Ma al dolore costante per la perdita dell’amata figlia si aggiunge il disagio e il disappunto per la situazione di estremo degrado in cui versa l’area di Campo San Marco, l’area di più recente costruzione, dove si trova il loculo. Già dalle prime ore della mattina, infatti, la signora è costretta a fare lo slalom tra escrementi di piccioni, fiori secchi sparsi ovunque e sporcizia di ogni genere. Per non parlare della pericolosità delle scalette, particolarmente alte e ripide e, anche queste, infestate da forme varie di vegetazione con il rischio imminente di poter scivolare sui gradini e precipitare a terra.

Questa è la parte più nuova del cimitero cittadino, eppure la sporcizia regna incontrastata. «Il degrado e l’incuria sono evidenti già a prima mattina e questo – chiarisce Stefania Laudonia, l’altra figlia della signora Maria – e questo è un segnale palese del fatto che nessuno si occupi della pulizia. Se le condizioni fossero tali nelle ore serali si potrebbe imputare la responsabilità soltanto all’inciviltà dei visitatori, che pure danno il loro contributo in negativo. Ma, invece, è chiaro che chi ha il compito di curare la pulizia non assolve ai propri compiti».

Una prova inequivocabile è data proprio dalla secchezza degli escrementi dei colombi che sembrerebbero essere lì da tempo immemore con il beneplacito di chi dovrebbe occuparsi della cura di questo spazio della città estremamente frequentato. Al danno, poi, si aggiunge la beffa dei continui furti di fiori freschi che vengono collocati sulle tombe e che - misteriosamente - spariscono o ricompaiono su altri loculi. E la situazione in altre zone, dove si trovano le tombe con le aiuole, non è certamente meno sconfortante. «Più volte mia madre ha chiesto l’intervento di alcuni addetti che ha incontrato in quest’area del cimitero e, puntualmente, le è stato risposto che il loro compito esclusivo è quello della sorveglianza, non della pulizia. Allora – si chiede Stefania Laudonia – chi deve assolvere questi compiti dov’è? Perché non si provvede».
La situazione, secondo quanto riferito, è andata sempre più degradando da un anno e mezzo a questa parte fino a raggiungere il culmine in questi ultimi mesi con l’aggravante del caldo. «È possibile che anche qui i cittadini siano costretti a fare da sé, organizzando per proprio conto un servizio che dovrebbe essere competenza del pubblico? È giusto chiedere alle persone di dover provvedere da sole alla cura di uno spazio che è di tutti e che dovrebbe essere gestito in maniera impeccabile dal Comune? - Si domanda ancora la signora Laudonia - eppure paghiamo le tasse, e, come in tanti altri casi, non riceviamo adeguati servizi».
Non è la prima volta che i cittadini lamentano l’incuria in cui versa il cimitero cittadino. In più occasioni, infatti, hanno segnalato la sporcizia di alcune zone, ma anche le pessime condizioni di alcune strutture con cornicioni cadenti e crepe preoccupanti sui muri. Inoltre manca un’informazione chiara e precisa sugli orari di apertura e chiusura al pubblico. «Papa Francesco ha elogiato i salernitani e i nostri prodotti tipici, credo che se sapesse delle condizioni in cui si trova il camposanto non avrebbe più parole così lusinghiere nei confronti degli abitanti di Salerno che, complice l’incuria dell’Amministrazione, danno prova di inciviltà. Il degrado dell’esterno non fa che acuire e creare ulteriore disagio a persone che, certamente, non si trovano in quel posto per diletto», conclude amara la signora Laudonia.

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