IL FATTO

Salerno, sondaggio fra falle e voti “moltiplicati”

I vuoti del questionario del Comune: caos per l’accesso, si può partecipare più volte e anche senza essere residenti in città

SALERNO - Come l’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 ha cambiato il modo di percepire la città e la vita nel quartiere dei salernitani? Per avere una risposta, l’amministrazione ha pensato di rivolgersi direttamente ai cittadini attraverso un sondaggio online dal titolo “Salerno come va?”. Una serie di quesiti che, prevalentemente, cercano d’indagare - abbastanza sommariamente e con risposte poco ampie - come i cittadini si sono posti nell’affrontare i giorni più duri del lockdown, quali paure ancora vivono e quali sono le maggiori difficoltà e disagi che ancora resistono. Tutto molto interessante, ma il primo step già mette alla prova chi - spontaneamente e volontariamente - decide di sottoporsi ai quesiti: nella prima schermata compare un codice che, come accade anche in altri casi, è leggermente alterato e sfocato. L’utente dà per scontato che vada copiato decifrando i segni. Invece, una volta sbagliata la soluzione, viene indicato di dover eseguire un’equazione che, in realtà, è una somma matematica tra le cifre che compaiono. Minuzie, certo. Ma ben diverso è il quadro che si considera che un cittadino può votare un numero indefinito e imprecisato di volte allo stesso sondaggio.

Quindi l’attendibilità delle risposte, così come l’effettiva rappresentatività della platea (così come il numero di partecipanti unici ed effettivi) è assai complicato da definire in maniera certa. Altro punto che lascia abbastanza interdetti è riferito alle prime domande, quelle che chiedono di indicare alcuni dati tra cui il sesso dell’utente che, in questo caso, può scegliere tra i canonici “maschio” e “femmina” ma eventualmente - può decidere anche annerendo il pallino con l’indicazione “altro”. Altra richiesta riguarda domicilio e residenza e, in particolare, si chiede di specificare il quartiere in cui si abita. Ma, anche in questo caso c’è qualcosa di strano perché - proprio per sondare l’umore dei salernitani al momento delle chiusure - si dà la possibilità di esprimersi anche a chi non vive fisicamente in città. Anche in questo caso “altro” è l’opzione da barrare se si risiede (ma magari non si abita) in nessuno dei quartieri, dal centro alla periferia. Molti degli interrogativi, poi, si concentrano su come sono state vissute le relazioni all’interno degli stessi quartieri e se, effettivamente, questo periodo di chiusure e di emergenza sanitaria è stato vissuto dai salernitani con vero spirito di comunità e di condivisione.

Scorrendo i quesiti del sondaggio, poi, emerge un ulteriore elemento quantomeno buffo perché, dopo aver chiesto ai cittadini quali sono - dal loro punto di vista - le priorità da fissare in agenda con le riaperture post-virus dagli spazi verdi attrezzati al sostegno al micro credito - gli si domanda anche quanto sarebbero disposti a essere in prima linea con attività di volontariato. Non solo, perché tra le motivazioni per cui non ci si offre ad attività volontarie non ci sono altro che motivazioni legate alla scarsa disponibilità di tempo perché il lavoro nel post Covid dovrebbe ripartire. Nessun cenno al fatto che sono le amministrazioni comunali ad essersi impegnate a ripensare le città, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia. Non si chiede che cosa può fare l’amministrazione per i cittadini. Piuttosto che cosa sono disposti a fare i salernitani per supportarsi vicendevolmente.

Eleonora Tedesco